Alienween
2016
Federico Sfascia è uno fra i più curiosi registi indi italiani: nato come fumettista, si è fatto conoscere nel cinema attraverso vari corti e soprattutto con il fantasy I rec U, celebre per il cammeo di Terry Gilliam. Opere che trasudano passione e nostalgia per il mondo horror e fantastico anni ’80 unite al linguaggio del fumetto. Con Alienween (2016), co-prodotto da Alex Visani (altro nome conosciuto nel circuito degli appassionati), Sfascia raggiunge la sua maturità estetica e narrativa, limando la strabordante opera precedente che superava le due ore per creare un più equilibrato film di 89 minuti. Sceneggiata dallo stesso Sfascia, la storia è ambientata durante la notte di Halloween, quando tre amici si riuniscono in un vecchio edificio per una serata a base di droga e prostitute: un quarto, che li sta raggiungendo, assiste alla caduta di un meteorite da cui fuoriesce un piccolo alieno che lo contagia con la sua bava. Raggiunta la casa in stato catatonico, l’uomo si trasforma in un mostro affamato di carne umana, che tramuta in suoi simili chiunque lo tocchi: ha così inizio una carneficina e una lotta per sopravvivere, in cui sono coinvolte anche le fidanzate dei ragazzi.
Alienween, un delirio visivo tutto da godere e ricco di citazioni, è un horror-fantasy splatter divertente e senza pretese che sembra uscito direttamente dagli eighties, rivisitati con quel gusto new-age che rende inconfondibili le opere del nostro (fumo, luci primarie rosse e blu, laser). Già il titolo ci immerge in quell’immaginario fatto di mostri gommosi e creature varie, dove l’orrore si mescola alla commedia con l’unico scopo di intrattenere: alieni, assassini, ragazzi in pericolo nella notte di Halloween convogliano in un turbine visivo di luci, colori e FX artigianali – vero punto forte della storia – uniti alle musiche ritmatissime di Alberto Masoni. Fra i modelli di Sfascia ci sono Sam Raimi con le vertiginose inquadrature sbilenche e roteanti, John Carpenter, Peter Jackson, Terry Gilliam, Siu-Tung Ching, ma anche i vari Blob (remake), Night of the creeps (le creature venute dallo spazio) e La notte dei demoni, mentre i mostriciattoli (ricorrenti anche nei suoi corti) sono creati a imitazione dei vari Critters e Ghoulies; topica anche la presenza ricorrente di un DJ come voce narrante (da The fog a Zombi 3), interpretato dal “duro” per eccellenza dell’indi italiano Alex Lucchesi alle prese con siparietti comici.
Orrore e divertissement sono alla base anche della trama principale con i protagonisti sopra le righe (Guglielmo Favilla, Raffaele Ottolenghi e uno stuolo di belle ragazze), dal cui passato emerge anche un retroscena drammatico. Nota di merito a Camme Fantaman, che crea effetti speciali di artigianato notevoli per un film low-budget: in puro stile anni Ottanta, spaziano dal piccolo alieno che spruzza bava azzurra, alle terribili mutazioni di cui è vittima chiunque vi entri in contatto, a teste e corpi rivoltati in un tripudio gore e splatter, schizzi di sangue a volontà, arti amputati o fusi in una massa di carne, liquefazioni di corpi immersi nel fumo e mostri a grandezza umana, zucche viventi o creature a metà fra scheletri e zombi putridi. Sfascia utilizza il linguaggio dei fumetti anche nel cinema, per esempio dando la parola agli SMS (che sostituiscono le classiche “nuvolette”).