Ambulance
2022
Ambulance è un film del 2022, diretto da Michael Bay.
Ignorato o addirittura insultato troppe volte dalla critica più snob, l’americano Michael Bay è in realtà uno dei migliori registi di film d’azione da circa trent’anni, pur con risultati discontinui: ha avuto infatti innegabili cadute di stile e regia, ma ha anche codificato le basi dell’action anni Novanta con capisaldi quali Bad Boys e The Rock, e più di recente ha diretto il seminale war-movie 13 Hours. Ora è tornato a imporsi alla grande con un potentissimo, esplosivo e funambolico blockbuster d’azione, Ambulance, sicuramente uno dei suoi film migliori: perché, va ricordato, Bay ha quasi sempre potuto contare su produzioni dal budget faraonico, che garantiscono uno spettacolo con pochi eguali, quando il regista è in forma. Trattasi, in questo caso, del remake di un piccolo e omonimo film danese datato 2005, una produzione indipendente diretta da Laurits Munch-Petersen: Bay prende quel soggetto, si affida allo sceneggiatore Chris Fedak e ambienta la vicenda nella Los Angeles dei nostri giorni, facendo un film squisitamente “suo”. Danny Sharp (Jake Gyllenhaal) è un criminale incallito, e ora, nonostante il paravento di un’attività legale, continua con le rapine. Will Sharp (Yahya Abdul-Mateen II) è suo fratello adottivo, un ragazzo di colore che al contrario ha sempre condotto una vita onesta: quando deve trovare i soldi per un intervento alla moglie gravemente malata, si fa però coinvolgere dal fratello in una rapina. Un colpo in apparenza semplice in una banca, che dovrebbe fruttare svariati milioni di dollari: il commando di rapinatori fa irruzione nell’edificio e si fa consegnare i soldi, ma la presenza di due agenti e soprattutto l’intervento di una squadra speciale della polizia che li teneva d’occhio, fanno precipitare la situazione. Mentre gli altri complici vengono uccisi, i due fratelli hanno un’unica via di fuga: salire a bordo di un’ambulanza e dirottarla.
A bordo ci sono un poliziotto ferito da Will e un’infermiera, Cam Thompson (Eiza Gonzalez): i quattro iniziano così una corsa sfrenata a bordo del mezzo, lungo le strade di Los Angeles, con Will alla guida; inseguiti da polizia e FBI, dovranno correre senza sosta, fra sparatorie e incidenti. Se è vero che il cinema è innanzitutto spettacolo, allora Michael Bay centra in pieno l’obiettivo e si conferma il Re dell’action-movie contemporaneo più fracassone: perché Ambulance sono 136 minuti di pura adrenalina, un concentrato di azione esplosiva, effetti speciali sbalorditivi e suspense mozzafiato che fa quasi sembrare allo spettatore di trovarsi anch’esso in mezzo agli eventi, per merito di quella grande magia che è appunto il Cinema. E qua, il regista americano è più in forma che mai. Lo capiamo già dalla lunga e spettacolare sequenza della rapina, che deflagra nell’infinita e roboante sparatoria all’esterno, a colpi di mitra e fucile (spari veri, non l’odiosa CGI), fra la banda di criminali e la polizia. Uno scontro a fuoco che, per lunghezza e quantità d’azione, non si vedeva probabilmente dai tempi di Heat – La sfida (1995) di Michael Mann: certo, Bay non avrà la precisione apollinea di Mann, ma la sostanza è quella, si spara di brutto, si sparge il sangue, vetri e auto vanno in frantumi, mentre la regia insiste sulle inquadrature degli spari e delle armi, con un gusto quasi feticista. E il bello è che siamo solo all’inizio, poiché durante il forsennato inseguimento accadrà di tutto, da non credere ai propri occhi. Già durante la rapina, Bay ha modo di sfoggiare le pindariche e vertiginose inquadrature dall’alto verso il basso e rotanti in ogni direzione, che saranno poi reiterate durante la corsa.
Perché la sostanza del film è questa, l’inseguimento, durante il quale la narrazione segue e alterna due strade: da una parte l’azione, dall’altra lo sviluppo dei personaggi (quindi è falso dire che Bay non ha una sceneggiatura). Ci sono i due fratelli, il cattivo (rapinatore di professione) e il buono, ex eroe di guerra ma ora costretto a diventare a sua volta un cattivo, e il rapporto fra i due si evolve nel corso della vicenda, intrecciandosi continuamente con il personaggio dell’infermiera: la quale da una parte guida la polizia via radio, dall’altra è (giustamente) convinta che Will voglia aiutarla. Mentre le auto della polizia e gli elicotteri li inseguono, i car-crash non si contano – fra auto che si ribaltano e volano ovunque, esplosioni, fiamme e lamiere, morti e feriti – in nome di quello stile fracassone che è il marchio di fabbrica del regista. Anche all’interno dell’ambulanza ne succedono di tutti i colori, compreso un intervento a mani nude sul poliziotto ferito, senza anestesia, con dettagli sanguinari e orrorifici. E all’esterno si spara ancora, fra i rapinatori in fuga e gli agenti, ma anche durante una breve sosta nel covo di una gang messicana alla quale Danny ha chiesto aiuto, con i mitra che sparano al ralenti e in sound-off: tutto questo e ancora di più, fino alla conclusione ovviamente tragica per qualcuno dei protagonisti, ma che ha luogo in un modo del tutto inaspettato. Il montaggio frenetico e sincopato e le continue musiche pompatissime aumentano ancora di più l’adrenalina, in una Los Angeles sempre diurna e dipinta con una fotografia assolata. Tutto funziona, anche gli interpreti sono in parte: cosa chiedere di più? Per il cinema impegnato ci sarà tempo un’altra volta, intanto “lunga vita a Michael Bay”.