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American Ultra

2015
Titolo Originale:
American Ultra
REGIA:
Nima Nourizadeh
CAST:
Jesse Eisenberg (Mike Howell)
Kristen Stewart (Phoebe Larson)
Topher Grace (Adrian Yates)

Il nostro giudizio

American Ultra è un film del 2016, diretto da Nima Nourizadeh

Mike vive alla giornata nell’isolata cittadina di Liman, Virginia. Commesso in un dragstore, la sua unica occupazione è fumare bong, disegnare le avventure della scimmia di sua invenzione Apollo Ape e stare con Phoebe, l’amore della sua vita. Un perfetto perdente americano che una sera, armato solo di un cucchiaio, riesce a far fuori due uomini armati fino ai denti e intenzionati a ucciderlo. Come ha fatto? E perché lo volevano morto? Qualunque habitué del cinema spionistico, non farà fatica riconoscere in American Ultra, l’ennesimo capitolo di una tradizione cinematografica al confine tra spy movie e fantascienza: Mike è un ex agente dormiente, senza alcuna memoria del suo addestramento, ma che stimolato può difendersi… e molto bene. Forte del coinvolgimento di icone adolescenziali come Kristen Stewart e Jesse Eisenberg, American Ultra tiene fede alle promesse del trailer. Azione in abbondanza, tono “stonato” e ralenti a profusione, per permettere a menti non troppo intenzionate al coinvolgimento di trascorrere un’ora e mezza di ammazzamenti (déjà vu) cool, farciti da sprazzi di romanticismo (a buon mercato).

Ma il pubblico non ha risposto: uscito lo scorso anno in America e Regno Unito, American Ultra ha racimolato un incasso ben al di sotto delle aspettative, nonostante le due giovani star e un cast di contorno di (televisivo) rilievo. Eppure American Ultra era una scommessa vincente, almeno sulla carta: Kristen coi capelli rosa, Jesse sempre fatto, colonna sonora heavy metal e pallottole come se piovesse. Non è bastato, perché anche operazioni pensate a tavolino hanno bisogno di più anima. Non basta la coolness, c’è bisogno di equilibrio, soprattutto in film contaminati e derivativi. Violenza e romance, comedy e noir, possono anche essere portati alle estreme conseguenze, ma si devono fondere in armonia, per conquistare gli spettatori e creare passaparola. In American Ultra, invece, i registri e i generi hanno siparietti separati, come se ci fosse bisogno di caricare uno schema, finire l’azione e passare al livello successivo. Nei videogiochi funziona (sempre meno), nei film no: per urlare “alla figata” c’è bisogno di sentire il sangue che scorre, il cuore che batte, anche in operette stradigerite come questa.

Peccato, anche perché – come al solito – Kristen Stewart è davvero brava e si meriterebbe una carriera post Twilight di maggior spessore (Olivier Assayas a parte). Forse ci voleva un po’ più d’esperienza tra le maestranze. Dietro la macchina da presa, alla sua opera seconda, c’è Nima Nourizadeh, il regista di quella porcheria (dopo 4 anni, vi prego, diciamolo che era una porcheria inumana!) campione d’incassi Project X – Una festa che spacca (2012) e dietro la macchina da scrivere c’è nientepopodimeno che Max Landis, figlio di cotanto John, fattosi le ossa tra corti e tv, reduce dal flop Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein (2015). Con i dovuti tagli non sarebbe male come pilot di una serie tv, ma al cinema, American Ultra, è solo un divertissement poco divertente.