Amore pensami
1969
Amore pensami è un film del 1969, diretto da Eugenio Martin
Julio Iglesias, studente di legge con la passione per las musica e il calcio, a seguito di un tremendo incidente stradale rischia di restare paralizzato. Stroncato il suo sogno di diventare portiere del Real Madrid, il ragazzo decide di ritirarsi in solitudine in una località di mare. Qui però conoscerà la giovane Luisa che con il suo amore riuscirà a ridargli fiducia nella vita… «Faceva del suo meglio, ma era chiaramente incapace. E se ne rendeva perfettamente conto. Era inesperto, impacciato e io dovevo correggerlo e dirigerlo di continuo, fin nei minimi dettagli. La macchina da presa lo terrorizzava, era complessato. Ricordo che una volta mi disse: “Sono triste, Eugenio. Sono un cantante di seconda categoria che ha avuto fortuna al Festival di Benidorm, ma che avrà benzina ancora per un anno al massimo. Tu, invece, sei un regista destinato a crescere, sempre di più”. Praticamente è successo il contrario ed è lui che è arrivato al vertice» . Questo è quel che racconta il regista Eugenio Martin (in un bel volume di Carlos Aguilar e Anita Haas a lui dedicato: Eugenio Martin: un autor para todos los generos) a proposito di Julio Iglesias, facendo riferimento a ciò che Iglesias era nel 1968: un giovane studente in legge, con la passione per il calcio, uscito un paio di anni prima da un tremendo incidente d’auto semi-paralizzato e che durante la convalescenza aveva cominciato a comporre sulle note di una chitarra canzoni tristi.
Non era ancora Julio Iglesias con la sua brava Walk of fame sull’Hollywood Boulevard, “il pirata e signore”, l’incantatore di platee e di femmine, il cantante che ha venduto più di 300 milioni di dischi e ha avuto più figli dei patriarchi biblici. Amore pensami si intitola nell’originale spagnolo La vida sigue igual, che è il titolo della canzone con la quale il 17 luglio del 1968 Iglesias vinse il festival di Benidorn. È un film biografico (semi-biografico), è un musicarello, poiché Julio di quando in quando canta, è un sentimentale – Iglesias sta con una bella bruna, all’inizio, Charo Lopez, figlia di buona famiglia, ma alla fine sceglie la bionda Jean Harrington, che lavora al centralino di un albergo (il cinema spagnolo ha sempre un’attenzione classista, qualunque vicenda narri) ed è pure un po’ lacrima – movie, quando Julio viene portato al capezzale di un bimbo malato che lo idolatra come Dio – e per stare con lui il cantante rischia di non arrivare in tempo sul palco. Il film, nato da un’idea di Leonardo Martin ma sceneggiato dal valenziano Vicente Coello, è tutt’altro che pessimo.
E Iglesias, per quanto ne giudichi altrimenti il regista, funziona: ha un’aria spaesata, ingenua, quasi attonita che è giusta per uno di fronte al quale, improvvisamente, con una lesione alla spina dorsale che forse non gli consentirà di tornare a camminare, si spalanca il vuoto. Nella storia, Iglesias reagisce isolandosi, cercando il silenzio e la solitudine di spiagge bianche e dunose e finendo per trovare l’amore nella figuretta della dolce Harrington. Martin lo ha girato nel 1968 ma a vederlo sembra stranamente più recente, lo si direbbe un film della metà degli anni Settanta; il contrario di qualsiasi musicarello italiano che oggi ci appare datatissimo e polveroso. L’unica cosa che proprio infastidisce è il comico Micky, voluto dal regista, che dovrebbe essere la spalla brillante di Iglesias ma fa solo gag penose. La scena dello Spirito: Julio che canta “Chiquilla” seduto sulla spiaggia, mentre la biondina gli fa la ronda intorno, sorridendo vezzosa.