Antibirth
2016
Antibirth è un film del 2016, diretto da Danny Perez
Tempestivo e contingente come solo il cinema sa essere, in questi neri tempi di Fertility Day, ecco Antibirth, film sorpresa del 2016, nascosto sul fondo del gradimento virale (voto 4,6 su IMDB) come il frutto deforme di una gravidanza clandestina. Dirige Danny Perez, canadese visual artist al primo vero lungometraggio: a lui va il nostro più divertito e riconoscente apprezzamento, in primis perché ha parlato della sua opera come di un remix di certi classici di genere degli anni 80: è il remix, quell’operazione di contaminazione musicale così pacchiana e artigianale, la vera cifra espressiva di quegli anni, così come il refresh o il reload sono la cifra (in)espressiva dei nostri. La storia: Lou, dannata debosciata drogatissima, vive nella gelida suburbia del Michigan, luogo infestato da ex marines spacciatori, prostitute e strani predicatori. A seguito di un rave tossico, comincia a mostrare tutti i segni – i sintomi – tipici della gravidanza, solo che non ricorda nulla di quella notte, ha solo la certezza di non aver fatto sesso con alcun essere umano. La panza cresce, e lei imperterrita si sconvolge da mane a sera, chilum, bong, cicchetti, pillole, uno stato tragico ma comicissimo di alterazione continuativa in cui le tipiche nausee da puerpera si confondono con i planaggi da doposbornia, e vengono sopportate come conseguenze dell’umore.
Eventi strani e strane tele-visioni (forse ispirate al Gummo di Harmony Korine) cominciano a succedersi, la sua pelle comincia a sfaldarsi in più punti e a secernere liquidi gelatinosi, ma niente è sconvolgente in un paese di sconvolti, dove un cuoco di metanfetamine viene ritrovato morto scorticato e un pedofilo fa l’orsacchiottone alle feste dei bambini. Arriva una notte in cui la casa mobile di Lou è squassata da strani eventi tellurici, che fanno il paio con i suoi lancinanti dolori – contrazioni pre-parto? -, allora lei, azzoppata con un piede marcio purulento e una mazza da baseball a sostenerla, si fa una paglia, si cala un cocktail e decide a modo suo di rischiarare il passato, vuole capire cosa porta dentro e come ha fatto questo qualcosa a inocularsi dentro di lei. Con l’aiuto di una tardona hippie arriva finalmente a ricordare, ma è troppo tardi, cominciano le doglie, arriva un commando di uomini con mitra e maschere antigas, è la fine del mondo forse, o solo di questa stralunata società, come già avevano profetizzato padre Yuzna e nonno Cronemberg. Un remix dicevamo, Antibirth è un remix scanzonatissimo di tafazzismo indie, racconto punk, commedia gore e thriller fantascientifico, un elogio dell’alienitudine come dimensione alternativa esilarante, in cui convivono alienati ed alieni extraterrestri.
Il film vive sulla grandezza assoluta di Lou, interpretata da Natasha Lyonne (Nicky di Orange is the New Black), incredibile e irresistibile la sua performance di corpo e di voce, quasi fosse il Jonah Hill di Wolf of Wall Street reincarnato in corpo, sfatto e strafatto, di donna. Accanto a lei Chloe Sevigny, sempre mirabile, amica, traditrice e spalla ideale per la sua performance. La sceneggiatura, vergata dallo stesso Perez, regala lampi acutissimi (“in Vietnam mio padre ha combattuto per il diritto di spappolarsi il cervello, io sto onorando la memoria”, oppure “Ehi, spiacente, ho una policy quando sono sconvolta, non parlo di alieni”) e riesce nell’intento di raccontare il degrado suburbano sotto una luce inaspettata, affrancata dal moralismo ma letale come un’overdose endovena: la periferia dell’impero come un “outer space” tossico popolato da diverse specie di tossici, in cui la femminilità, negata ed abusata, è ultimo baluardo e mortifera incubatrice. Antibirth è stato inopinatamente presentato al Sundance di quelli che ben pensano, da qui forse il maldestro tentativo di rimozione, si è poi fatto strada come un baccello spaziale, ha attecchito sui freak di Bloody Disgusting e sui compagni del Guardian, tanto che al momento è distribuito in (alcuni) cinema USA e su piattaforme VOD. Unitevi a noi, salutiamo con gioia il più originale, inatteso ritorno della nuova carne!