Antiporno
2016
Antiporno è un film del 2016, diretto da Sion Sono
Antiporno, l’ultima fatica cinematografica scritta e diretta da Sion Sono è finalmente approdata anche in Italia, nella fattispecie al Torino Film Festival34, sezione Afterhours, e non ha di certo deluso le aspettative dei suoi cultori appassionati. Frutto di una rilettura in chiave moderna del pinku eiga, filone di pellicole softcore a basso budget particolarmente in voga negli anni Sessanta, Antiporno fa parte di una serie di film commissionati ad alcuni registi giapponesi, tra i quali anche Hideo Nakata, per rilanciare il genere. Ma il talentuoso e prolifico autore nipponico non si ferma a una mera rivisitazione sul tema e sforna un’opera stratificata e complessa, solo all’apparenza puramente estetizzante e di facile comprensione. Al centro della vicenda troviamo Kyoko (Ami Tomite), pittrice e scrittrice di fama, desiderosa di diventare una diva del cinema porno; la spiamo nel suo appartamento in stile pop-art inondato di luce dalle pareti giallo ocra e rosso vermiglio, la scrutiamo danzare al suono di ritmi melodici anni Cinquanta, la ascoltiamo inveire contro la sua assistente Noriko (Mariko Tsutsui), in uno spietato gioco al massacro, durante il quale riesce a raggiungere punte di sadismo e crudeltà non indifferenti, correlate da perversioni e devianze sessuali sempre più al limite.
Ma quando pensiamo di aver inquadrato ciò che stiamo vedendo, ecco che Sion Sono ci stupisce e la situazione si ribalta all’improvviso, rivelando ai nostri occhi un complesso meccanismo ad incastro costituito da diversi piani narrativi e dimensionali. Un continuo capovolgimento di fronti e di ruoli che ci spiazza e ci ammalia, ermetico e misterioso, affascinante e sfuggente, con salti temporali stranianti e complessi. Attraverso la protagonista, una giovane ma intensa Ami Tomite, già presente anche in Tag (2015), film precedente del regista, che sfodera una performance decisamente sopra le righe ma efficace, Sion Sono esprime una feroce critica verso i ruoli preconcetti e forzati nella società giapponese, in particolare quello della donna, la cui libertà è, in effetti, soltanto una teoria. Un film con, di fatto, quasi solo protagoniste donne, profondamente femminista, che indaga a fondo la psiche umana e i suoi meccanismi più reconditi. Ma Antiporno si palesa anche come un prodotto visivamente anarchico e anticonvenzionale, che gioca a confondere e stupire lo spettatore attraverso una sublime fotografia raffinata ricca di cromature elettriche e psichedeliche, un trionfo di giochi di luce inebrianti, una colonna sonora avvolgente che spazia dalle melodie soft alla musica lirica fino a quella classica, con numerose ballate per pianoforte, tra cui la famosa Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven.
Ogni scena sembra una tela dipinta, a volte dai tocchi eleganti di un surrealista, altre direttamente spruzzate con violenza da Jackson Pollock in persona. Paragonabile in qualche modo a Strange Circus (2005) sia esteticamente sia per le similitudini con la protagonista, anche se meno estremo, ed eccessivo quasi al livello di Why Don’t You Play In Hell? (2013), Antiporno è anche però metacinema a tutti gli effetti, che sì mette in scena deviazioni sessuali e aberrazioni, ma lo fa in modo originale, inaspettato, stupefacente, in un gioco di specchi senza fine fuorviante e ammaliante; senza alcun dubbio una gioia per gli occhi, ma non solo: una sfida anche per la coscienza di chi guarda, con Eros e Thanathos in perenne lotta fra loro. Un trip visivo magnetico, grottesco e amaro, ma anche visionario e geniale come il suo autore; se ci fossero stati ancora dei dubbi, Sion Sono si conferma ulteriormente come uno dei più grandi nomi del cinema contemporaneo.