Aquaslash
2019
Aquaslash è un film del 2019, diretto da Renaud Gauthier.
Viene il tempo in cui un appassionato di horror deve considerare seriamente le sue priorità. Vedendo scene come il finale di Aquaslash torna in mente la recensione di Survival of the Dead (2009) del compianto George A. Romero da parte dell’altrettanto compianto Roger Ebert. Non molto ammirato dall’ultima fatica del maestro, e dopo aver esaurito nel corso degli anni gli aggettivi con cui lodarne l’impatto socio-politico e quello storico sul genere (“to him we possibly owe such directors as David Cronenberg and John Carpenter”) il quasi sempre ecumenico critico del Chicago Sun-Times rivelava l’ennesimo lato nascosto di amante del gore casereccio e passava a spiegarci che grande entertainer fosse Romero per la sua inventiva inesauribile nel regalare ogni volta scene di smembramenti mai pensate prima. E se si può – e si può eccome – approcciarsi senza vergogna a un simile monumento anche per le sue qualità più semplicemente ludiche, figuriamoci davanti a quei film fatti proprio per noi, per pompare sangue nel nostro cuoricino di appassionati del truce.
Non che, al di là di ciò per cui abbiamo mestamente pagato il prezzo di un immaginario biglietto, Aquaslash non offra anche qualche spunto di riflessione: piccolo (71’) horror di produzione canadese ambientato nel corso di una notte e un giorno nei dintorni di un parco acquatico, dove nel lontano 1988 misteriosi incidenti avevano fatto pensare a un assassino, il film si fa notare soprattutto per la metodicità con cui si getta nell’accumulo di stilemi da slasher anni ‘80. E per quanto gli intenti siano perlopiù goliardici e nostalgici, a conferma che non è ancora esaurita la voglia di perdersi nelle atmosfere di quel decennio ambiguo e scintillante, la rievocazione è sorprendentemente puntigliosa: c’è un gioco sui formati magari non raffinatissimo, ma che sottolinea con efficacia la distanza delle poche sequenze in flashback e la grettezza drive-inesca di quelle più exploitation; c’è soprattutto il sesso, l’esposizione del corpo in chiave attrattiva e pornografica come non siamo più abituati a vederla al cinema, culminante in una sequenza di puro soft-core che cita l’iconica scena della macchina di Nick mano fredda (1967).
Ma mentre si raccolgono idee sull’evoluzione repentina dei costumi sessuali dal 1988 a oggi, sul progressivo scivolare dell’horror che conta verso territori sempre più intimi e disincarnati, su ciò che un tempo era mainstream e oggi sopravvive soprattutto come culto, Aquaslash ci ricorda perché siamo “entrati in sala”. Fino agli ultimi 10’ aveva centellinato sangue e tensione per concentrarsi sulle dinamiche di gruppo, il bullismo, i triangoli amorosi. Come ogni regista con la vocazione per un po’ di sana macelleria, Renaud Gauthier sembra sapere benissimo che devi conoscere il tuo coniglio, specie se è un adolescente antipatico, quel tanto che basta per farti due risate quando alla fine gli farai la pelle. E in quei dieci minuti mantiene tutte le promesse. Se siete tipi da splatter, la lunga sequenza finale (che non spoileriamo) vi accompagnerà per un bel po’ di tempo, e magari si scaverà una piccola nicchia fra i momenti di inventiva grandguignolesca del vostro album dei ricordi cinematografico. È più di quanto si possa dire di molti film: chiedete a Roger Ebert.