Assolo
2015
Assolo è un film del 2015, diretto da Laura Morante.
Totalmente insicura, due matrimoni alle spalle, in perenne ricerca di quel tanto desiderato affetto da parte delle persone che la circondano. Flavia (Laura Morante) è una donna fragile, inibita emotivamente a causa delle due brusche separazioni, prima con Gerardo (Francesco Pannofino) e poi con Willy (Gigio Alberti). Nonostante un ottimo rapporto con le nuove coniugi dei due ex mariti, Flavia è però sempre sola, incapace di raggiungere qualsiasi obiettivo per lei importante. Tra incidenti di percorso e sorprendenti scoperte, comprenderà (a sue spese) l’imperfezione della donna in senso oggettivo, rendendosi conto come l’autostima e la libertà tanto inseguite fossero proprio lì, a portata di mano. Tante volte, parecchi critici o sedicenti tali, si sono posti la domanda se nell’universale panorama cinematografico fosse mai esistita la pellicola “inadeguata”… nel caso di Assolo pare evidente come tale dubbio venga sfatato. Un mero esercizio di stile, condito da un esagerato numero di cliché, che rendono amaro il “palato” dello spettatore. Una Laura Morante medio-borghese quasi inaccettabile, pretenziosa nel mostrare il suo status introspettivo esistenziale al resto del mondo.
“Troppe porte aperte” (proprio citando la stessa Laura Morante) aleggiano in questa pellicola. Sembra assurdo perfino omologare questo sfizio pretenzioso alla parola film. Assolo risulta inadeguato, non conforme alle dinamiche cinematografiche. Non basta una vasta esperienza interpretativa per avere la pretesa di poter almeno sfiorare lo stilema quasi autarchico di un certo Nanni Moretti. Errata dunque la scelta di Laura Morante di voler dar vita a un prodotto ibrido, adulterato da fattori autoreferenziali fini a se stessi. Scegliere poi di interpretare e al contempo stesso dirigere, appare un’esagerazione stilistica. La buona fede della Morante si evince, infatti non v’è traccia di “presunzione artistica”. Il dilemma vero consiste nel non saper tramutare l’ideale artistico in linguaggio artistico.
Altra componente che gioca a sfavore di Assolo è la kermesse di attori mal assortita. Ruoli complementari totalmente inutili, rappresentazioni esageratamente kitsch che non aggiungono nulla. Purtroppo, il sospetto di andare incontro a un lavoro inadatto per le dinamiche cinematografiche, lo si percepisce dall’inizio del film (da un puerile e “telefonato” cliché felliniano). La Morante c’ha provato. La consapevolezza che però la stessa Morante ha, nel sottolineare in qualche modo queste “imperfezioni registiche”, le rendono merito. Prova difficile, alquanto coraggiosa, ma sinceramente non se ne sentiva il bisogno. Un Assolo destinato a dover “star solo”.