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Automata

2014
Titolo Originale:
Autómata
REGIA:
Gabe Ibáñez
CAST:
Antonio Banderas (Jacq Vaucan)
Birgitte Hjort Sørensen (Rachel Vaucan)
Melanie Griffith (Susan Dupré)

Il nostro giudizio

Automata è un film del 2014, diretto da Gabe Ibáñez.

Antonio Banderas è un agente sospeso tra il mondo degli umani e quello degli androidi nel nuovo film del regista spagnolo di Hierro. In Automata (2014) di Gabe Ibáñez il pianeta Terra è sull’orlo del collasso a causa di fenomeni solari che hanno reso il clima sempre più ostile all’uomo. La desertificazione avanza e, come ci ha insegnato Ken Shiro, di fronte a una minaccia comune l’uomo si fa avvoltoio e approfitta del prossimo. Da questo panorama brullo, sia di aspetto che di contenuti, una nuova generazione di androidi vede la luce grazie a una megacorporazione. Sono gli Automata Pilgrim 7000, nati con lo scopo di sostituire l’uomo nei lavori pesanti sulla base di protocolli di emergenza necessari affinché non possano ribellarsi o ledere in alcun modo gli esseri viventi.

Eppure, qualcosa sta succedendo e non è chiaro se sia una scintilla di autocoscienza o un qualche complotto sovversivo. Tutto inizia quando viene trovato per caso un robot che si autoripara, un comportamento abnorme che va sradicato e che fa sorgere delle perplessità a quanti vedevano le macchine come dei semplici attrezzi. Antonio Banderas impersona Jacq Vaucan, agente assicurativo incaricato di risolvere il caso e che si troverà in bilico tra i due mondi.

Non si percepisce una grande novità nella vicenda di Automata. Nonostante l’ambientazione non sia particolarmente urbana, il sapore e il lascito di Blade Runner sono indubitabili: il tono noir, la lotta per la sopravvivenza, l’incomunicabilità tra due specie che lottano entrambe per la propria sopravvivenza. Lo spazio tra scienza e religione si annulla, Darwin esce a passeggio con Dio esigendo un luogo in cui poter far crescere i suoi figli meccanici. Se l’accoglienza per il film di  Gabe Ibáñez non è stata delle più calorose, le cause sono da imputare a una visione troppo derivativa del genere.