Avengers: Endgame
2019
Avengers: Endgame è un film del 2019, diretto da Anthony e Joe Russo.
L’epica Marvel ha cresciuto i propri fan innestando in loro il concetto che un racconto epico non è solo la narrazione di gesta eroiche. Partendo da questo presupposto, ha sviluppato un Universo Cinematografico senza precedenti, composto da 22 film, eseguendo una trasposizione cinematografica pressoché perfetta dei personaggi dei fumetti e dei valori sviluppati nei Marvel Comics. In sala dal 24 aprile, Avengers: Endgame è l’ultimo capitolo in ordine cronologico di questo mastodontico movimento artistico. Il cinecomic conclude un arco narrativo senza eguali, e mette un punto su quella che lo stesso Kevin Feige, presidente di Marvel Studios, ha definito l’Infinity Saga. Il percorso cinematografico di Marvel Studios, iniziato nel lontano 2008 con Iron Man, ha raggiunto quasi l’apice della sua maturità con Avengers: Infinity War, blockbuster dei record uscito nelle nostre sale il 25 aprile 2018. Con il più classico degli espedienti narrativi a disposizione, il film dei registi Anthony e Joe Russo si concludeva con un dolorosissimo cliffhanger. Occorre sottolineare che i film Marvel usciti negli anni hanno un unico e strutturato fil rouge. Tutti gli Avengers, prima o dopo, sono entrati in contatto con una delle sei Gemme dell’Infinito, rarità affannosamente ricercate dal villain più malvagio dell’Universo, il Titano Pazzo. Thanos, questo il suo nome, ormai in possesso delle suddette pietre preziose, in grado di controllare ogni aspetto essenziale dell’esistenza (Spazio, Tempo, Potere, Mente, Anima e Realtà), le ha incastonate in un guanto, e con un semplice e iconico “snap”, ovvero uno schiocco di dita, ha decimato il 50% della popolazione vivente, compresi i supereroi protagonisti del franchise. Il cattivo interpretato da Josh Brolin definisce il suo intento apocalittico “pietà” e le sue gesta sono metafora di distruzione e autorità, che in Avengers: Infinity War entrano quasi in competizione con l’ultraterreno.
Sconfitti e tormentati, quel che ne rimane dei Vendicatori si ritrova, nel prologo di Avengers: Endgame, a fare i conti con la propria coscienza. Il cinecomic Marvel – che di fatto è un sequel di Infinity War – riparte proprio da qui. Sono trascorsi 22 giorni dalla Decimazione. Gli Avengers, in particolare gli “Original Six”, ovvero la squadra dei sei Vendicatori originali composta da Iron Man (Robert Downey Jr.), Captain America (Chris Evans), Thor (Chris Hemsworth), Vedova Nera (Scarlett Johansson), Occhio di Falco (Jeremy Renner) e Hulk (Mark Ruffalo) cercano di elaborare il lutto e il fallimento. In questo, il film, si fregia di un primato assolutamente unico: l’umanizzazione del supereroe. Nonostante la loro forza e grandezza, sono costretti ad affrontare la sconfitta e la loro vulnerabilità. È chiaro che tutto ciò che accade nella prima parte della pellicola è perfettamente aderente al contesto filmico e penetra la natura ideologica di tutta la produzione artistica Marvel. In un abbraccio collettivo, i registi Russo pongono l’attenzione sui sentimenti ancora prima di passare all’azione. Trattandosi di un film corale, occorre organizzarsi con una segmentazione: la suddivisione del film nelle sequenze che lo articolano è pregevole. Endgame risponde così, gradatamente, a molte delle domande nate in questi anni, la prima fra tutte ha a che vedere con la speranza. Inizia a svilupparsi il racconto, che colloca rapidamente ogni momento e personaggio nella sua giusta sequenza, non dimenticando mai i rapporti e i legami tra i protagonisti che sono stati costruiti in questi 11 anni di pellicole. Avengers: Endgame segue uno schema ben definito, volto non solo a sbalordire il pubblico che arriva dai comics.
I Russo lavorano sul messaggio, sulle citazioni e sulle emozioni, regalando scene leggendarie e riproducendo sul grande schermo tavole dei fumetti, adattando dialoghi effervescenti e di rilievo: siamo di fronte alla nascita di un genere cinematografico che supera il cinecomic. C’è la freschezza che arriva dalla commedia, ci sono elementi del dramma, c’è la tensione tipica della fantascienza, c’è azione e c’è qualcosa che appartiene addirittura alla rom-com. Marvel firma un imprinting cinematografico ben preciso e fortemente individualizzato. Non siamo più di fronte al singolo supereroe che salve vite nei quartieri di Manhattan, siamo di fronte alla sua evoluzione. Tralasciando per un istante l’analisi di quello che è il genere cinematografico in cui il film si colloca, occorre concentrarsi sulla bravura dei protagonisti di questo sequel, vero e proprio valore aggiunto. Gli Avengers originali traghettano i loro compagni in quella che potrebbe essere la soluzione per ristabilire l’ordine nel mondo. Notevoli le interpretazioni di Robert Downey Jr., Chris Evans e Jeremy Renner; straordinaria la performance di Scarlett Johansson, che avrebbe decisamente meritato molto più spazio in questo universo cinematografico; simpatica ed equilibrata la comicità portata da Chris Hemsworth, Mark Ruffalo e Paul Rudd. È evidente che il merito non è solo degli attori, dei registi o della sceneggiatura di Stephen McFeely e Christopher Markus. Il reparto tecnico può ambire a numerosi premi, con effetti speciali e sonori sono da Oscar. Endgame fa molto rumore nel suo complesso: la sua dimensione attrattiva è il tratto caratterizzante del cinema-spettacolo come lo intendiamo oggi, quello che provoca vertigini ed ebbrezza. Un cinema che coinvolge e commuove, è interattivo e colpisce fisicamente, riattiva l’immaginazione e non delude. In casa Marvel, dopo Avengers: Endgame nulla sarà più come prima. Se la fine è parte del viaggio, come dice Tony Stark, questo è il finale migliore.