Ballad
2009
Il viaggio di un bambino dal presente fino al Giappone feudale per salvare il popolo di Kasuga riscoprendo il proprio coraggio.
Yamazaki Tsutomu è noto per essere stato autore di alcuni dei successi al botteghino giapponese più clamorosi degli ultimi anni: Always e Always 2, non disprezzati nemmeno dalla critica internazionale. Ora torna con Ballad, titolo originale Namo naki koi no uta, che riprende in pieno gli stilemi e i motivi del suo cinema. La storia inizia come nella Storia Infinita di Ende con un bambino, Shinichi, in piena crisi, maltrattato e coi genitori in rotta, che sotto un albero enorme detto kawakami, trova dei rotoli che lo catapultano nel mondo del Giappone dei signori feudali, Ijiri, dove conosce gli abitanti del villaggio di Kasuga, Matabe, un bushi e la principessa Orin.
I due giovani si amano, ma devono fronteggiare l’ostilità del signore Takatura. Il primo impatto non lo spaventa e ben presto col suo videofonino e la sua bicicletta sbalordisce tutti. Il film si complica con l’arrivo anche della madre e del padre del ragazzino con fuoristrada al seguito in un jidaigeki, con tanto di battaglie e duelli. Quando tutta la famiglia, liberata Kasuga dai nemici, tornerà nel presente, i due uomini, l’adulto e il bambino, saranno profondamente cambiati e dimostreranno di aver imparato molto dal coraggio dei guerrieri loro antenati. Prova discontinua e a tratti poco riuscita questa di Yamazaki, che aveva ritratto con toni decisamente azzeccati e popolari la Tokyo dei primi anni Sessanta. A Ballad mancano decisamente forza e vivacità. Sarebbe stata forse utile una buona dose di ironia.
I momenti più genuinamente divertenti sono proprio quelli in cui gli uomini dell’era Sengoku scoprono la tecnologia moderna, la bicicletta, il videofonino, l’auto e forse la scena più riuscita è quella in cui il padre di Shinichi immortala i guerrieri con la sua macchina fotografica la notte prima dello scontro decisivo tra gli uomini di Kasuga e l’esercito di Takatura. L’innesto sul terreno fantastico sia della trama sentimentale, l’amore tra Matabei e Orin, sia del film in costume con lunghe scene di combattimento non sempre riesce come dovrebbe e anche gli attori non recitano al loro massimo. Il risultato è comunque gradevole e garbato nonostante i difetti – non ultimo la durata eccessiva.