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Black Mirror 7×04: Come un giocattolo

2025
Titolo Originale:
Plaything
REGIA:
David Slade
CAST:
Peter Capaldi (adulto Cameron Walker)
Lewis Gribben (giovane Cameron Walker)
James Nelson-Joyce (DCI Kano)

Il nostro giudizio

Black Mirror 7×04: Come un giocattolo è il quarto episodio della settima stagione di Black Mirror, diretto da David Slade.

Nel modo in cui Black Mirror osserva, dipinge e critica la nostra quotidianità con sfumature utopiche o derivazioni forse non troppo lontane da un ipotetico futuro, l’episodio Come un giocattolo getta ombre e luci, in modo velato ma sempre presenti, sul discorso delle Intelligenze Artificiali, abbracciando quello che è oggi la cultura e il mondo di internet. E se un videogioco, creato da uno sviluppatore che ha abilmente superato i limiti della conoscenza umana, sviluppasse progressivamente una propria intelligenza, tanto da diventare un pericolo per la sicurezza del mondo intero? Oggi il nostro quotidiano è infarcito di utilizzi professionali o semplice supporto quotidiano da parte delle Intelligenze Artificiali. Bisogna però comprendere come queste crescono nella loro comprensione delle cose: esse apprendono da noi, dai nostri stessi input e richieste. Ecco dunque la domanda alla base di questo episodio di Black Mirror: e se le AI, che nascono pure in un videogioco dedicato, da noi comprendessero solo quelle dinamiche violente, per cui nei videogiochi si debba solo sparare e uccidere alieni e mostri? Come dire all’IA che i videogiochi sono divertimento e non una replica della vita reale?

Il messaggio e la costruzione di Come un giocattolo purtroppo non è delle migliori pur raggiungendo degli obiettivi forti, lasciandosi comunque strascichi non indifferenti nella semplice logica delle azioni. Le azioni portate avanti dal protagonista e narrate in un lungo flashback, non mancano di buchi di logica impressionanti, ma il minutaggio contenuto aiuta a mantenere un ritmo serrato, per cui la voglia di scoprire il grande segreto dietro la porta chiusa con un grosso lucchetto, regala la possibilità di sorvolare momentaneamente sulla scrittura, per dedicarsi ad un ragionamento freddo dopo la visione.

Come un giocattolo non è certo un prodotto fallimentare, bensì sembra ricalcare quella moda di internet di farcirsi di fanfiction o creepy-pasta (storie horror costruite attorno elementi della cultura pop o miti), dove la purezza di una creatura di un videogioco si scontra la natura egoista, cattiva e malvagia del genere umano. Il discorso dunque rimane il solito: le IA possono generare o controllare un mondo privo di conflitto? La narrazione in tal senso si dipana non tanto seminando indizi o punti di riflessione, ma immergendo lo spettatore in una cronaca di eventi, sempre puntellando l’attenzione da parte del giovane protagonista, che trova in questa IA videoludica un amico, mentre il mondo fuori è un posto inospitale per le persone più sensibili e deboli come lui. L’incontro di queste due entità, una umana e l’altra artificiale, creerà un matrimonio elitario di menti superiori mentre creano un piano per il bene comune. Come un giocattolo difficilmente brilla di luce propria, anche nel particolare twist finale che collega tanti piccoli punti disseminati, ma non è mai sufficiente per rendersi unico, riducendosi ad una piccola parentesi di fantascienza. Piacevole, ma nulla di più, proprio nel suo proporre quesiti e morali già visti e raccontati altrove.