Borgman
2013
Borgman è un film del 2013, diretto da Alex van Warmerdam.
Variazione pigrissima sul riff di Teorema, Borgman di van Warmerdam è, ovviamente, una polemica nei confronti del modello di benessere occidentale che passa nel tritacarne coloro che sono incapaci di difendersi.
L’incipit non è malvagio a dire il vero. Una pattuglia di caccia decisa a sterminare l’angelo distruttore Borgman stana i demoni dai loro nascondigli sottoterra nel bosco. Ma una volta in salvo, costoro vengono riassorbiti dal tessuto sociale circostante. Anche qui: metafora evidente di cui non si sentiva il bisogno.
Ovviamente le donne risultano più sensibili al fascino del maligno degli uomini. Misoginia superficiale o anche qui il messaggio recondito vuole insinuare che le donne, in quanto vittime dei maschi, covano un desiderio di ribellione cui non riescono a dare corpo? Ah saperlo, saperlo.
Insomma: le quasi due ore di film non terminano mai. Poco più che della televisione molto mediocre, Borgman ci fa rimpiangere il film che con il medesimo materiale avrebbe potuto fare un cineasta del calibro di Paul Verhoeven. Van Warmerdam, invece, si limita a rimestare l’acqua calda, non pigia mai l’acceleratore, né tantomeno rarefa il ritmo del racconto limitandosi alla mera impaginazione scolastica.
Cosa ci faceva un tale film in competizione si può spiegare solo con il solito banale discorso delle quote nazionali e che da trent’anni e rotti a Cannes non c’era un film olandese in competizione. Per il resto noia piatta. La classica perdita di tempo che nemmeno il più volenteroso dei “jusqauboutiste” (ossiavedotuttomapropriotutto) potrà mai giustificare.