Byzantium
2012
Byzantium è un film del 2012, diretto da Neil Jordan.
Due donne agiscono in montaggio parallelo. Una è Clara (Gemma Arterton): mora femme fatale, si esibisce in un club strip-tease, e con la medesima lingerie la vediamo correre in un ipermercato e saettare sui tetti, in fuga da un misterioso inseguitore, che finirà decapitato in un tripudio di sangue. L’altra, Eleanor (Saoirse Ronan): diafana ed esile come un’icona preraffaellita, scrive e regala al vento le pagine della sua vita, prima di suggere da un vecchio la linfa vitale e liberarlo dal fardello degli anni. Clara ed Eleanor bruciano il loro appartamento e iniziano la peregrinazione in autostop.
Sembrano sorelle, ma non lo sono. Sono piuttosto vampire, per la precisione soucriants (una variante di soucouyant, la strega zannuta del folklore caraibico). Eleanor, la più piccola delle due, avverte il peso del segreto della propria stirpe ed esplicita il divario con l’altra damsel in distress: «Clara non è mai sola, trova soldi e compagnia, ogni giorno è facile per lei. Ma io adoro la solitudine, io cammino e il passato cammina con me». E difatti nelle ricorrenti astrazioni mentali diviene Io narrante e spettatore del proprio vissuto, ricorda in flashback la madre adescata da due soldati napoleonici e introdotta brutalmente in un boudoir, rivivendo lo strazio dell’abbandono. In seguito vive in Terra, inizia una “love-story terminale” col leucemico Frank (con crescita delle unghie direttamente proporzionale alla libido ematica).
La Arterton, dal canto suo, seduce senza problemi lo sprovveduto Noel che la ospita nella fatiscente e lynchiana pensione Byzantium, il cui logo al neon campeggia come l’insegna di un refugium peccatorum, che lei trasforma prontamente in bordello. Le due sono angeli della morte liberatori e salvifici, ma entrambe sono costantemente braccate, a scontare il fio della propria genia.
Neil Jordan, come spesso nella sua carriera (La moglie del soldato, Intervista col vampiro), imbastisce una visione ambiziosa ma coraggiosa nel suo ardire, forte di un plot stratificato (merito anche del romanzo a cui Byzantium è ispirato A Vampire Story di Moira Buffini, anche sceneggiatrice del film) e di un’anima poetica e romantica (la voce narrante costante è sintomatica in tal senso), che è cangiante nel suo divenire, variando da saga familiare a romanzo di formazione, da odierna fairy tale oscura a metafora sui dolori esistenziali.
Byzantium come ricettacolo di perdizione e sopravvivenza, ultimo baluardo di una razza che Jordan ci mostra condannata dagli eventi, che proprio in questa sfaccettatura permette al cineasta di declinare ancora una volta i suoi temi prediletti: la colpa e la devozione.
Ecco, insieme a Kiss of the Damned (XanCassavetes, 2012), l’ultima fatica di Neil Jordan è una rivisitazione toccante e introspettiva del mito con striature vintage: un’altra variante convincente e poetica dell’epica vampiresca.