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The Canyon

2009
Titolo Originale:
The canyon
REGIA:
Richard Harrah
CAST:
Yvonne Strahovski
Will Patton
Eion Bailey

Il nostro giudizio

The Canyon è un film del 2009, diretto da Richard Harrah

Una coppia di sposi, un viaggio di nozze nel Grand Canyon, e l’inimmaginabile che li travolgerà in una tragedia senza sconti. The Canyon, è uscito, a quanto sembra, in qualche sala americana, anche se la sua fisionomia è quella di un diretto in dvd. Il regista Richard Harrah firma il primo lungo dopo uno short e dopo essere stato produttore esecutivo, per esempio, nel primo e secondo AnacondaThe Canyon è, per farla breve, Open Water con il Grand Canyon al posto dell’Oceano e dei lupi famelici al posto degli squali. Invece, è abbastanza sorprendente quanto sia simile, nella situazione, al successivo 127 hours di Danny Boyle. Ma ormai sappiamo che nell’universo niente si crea, niente si distrugge e tutto è già stato detto, scritto, filmato.

Una coppia di sposi novelli, Eion Bailey e Yvonne Strahovski vanno a passare, dopo essersi sposati a Las Vegas, la luna di miele nella lunga gola creata dal fiume Colorado nel sud dell’Arizona, uno dei luoghi primigenii del nostro pianeta, là dove Ford girò i suoi film e il presidente Roosvelt andava a caccia di puma. Si affidano, i due,  a una vecchia guida, Will Patton, che, morso da un serpente a sonagli, muore lasciando i turisti in balìa di se stessi nel bel mezzo di quell’incubo arancione di sabbia e roccia. Ma il peggio deve ancora arrivare, perché lui, cercando di scalare una parete, cade e resta incastrato con un piede in una fessura. Impossibile sfilarlo, tant’è che l’arto andrà in cancrena e lei – che si è capito subito essere l’uomo della coppia – sarà costretta ad amputarglielo con un coltellacccio che è andata a recuperare addosso al cadavere che avevano sotterrato il giorno prima di Patton. Ed è a quel punto, a escissione avvenuta, che arrivano anche i coyote.

The Canyon è girato bene ma è anche ben calibrato nella diluizione degli elementi. Dall’inizio alla fine, scorre senza una flessione, nonostante quasi ogni svolta che va prendendo il plot sia vaticinabile, persino quella terribile fine che ci si aspetta ma che ugualmente sciocca. Da manuale, per molti versi. In Italia non ci sarebbe nessuno capace di fare qualcosa del genere, probabilmente nemmeno di concepirla: qui sono tutti autori, dai piani alti all’underground, fanno altro; ma un film del genere non sarebbero capaci di girarlo. D’altronde, dove la troviamo noi, una Strahovski, eh?