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Channel Zero: The Dream Door

2018
Titolo Originale:
Channel Zero: The Dream Door
REGIA:
E.L. Katz
CAST:
Brandon Scott (Tom Hodgson)
Maria Sten (Jillian Hodgson)
Steven Robertson (Ian)

Il nostro giudizio

Channel Zero: The Dream Door è una serie tv del 2018, ideata da Nick Antosca.

Partiamo con le cattive notizie: ad oggi non si ha alcuna certezza sul futuro di Channel Zero. La qualità non ha pagato granché e a confermarlo sono gli ascolti, in netto ribasso sin dalla seconda stagione. The Dream Door potrebbe anche essere l’ultimo capitolo di questa fantastica avventura, anche se, stando a quanto affermato da Nick Antosca, di idee per altre stagioni ce ne sarebbero eccome. Questa quarta stagione, penalizzata in partenza a livello di palinsesto con una messa in onda giornaliera e con tutti gli episodi già disponibili on demand dal 26 ottobre, non è però riuscita nell’unica cosa che avrebbe veramente affossato il tutto: deludere. Va però precisato che qua ci troviamo davanti ad un primo passo verso un pubblico più eterogeneo: plot più lineare e digeribile, molte risposte e pochi punti di sospensione. Tratto dall’omonimo creepypasta di Charlotte Bywater, The Dream Door, come i suoi predecessori, ne recupera le premesse per poi creare una storia completamente originale, con finalità narrative e riflessive del tutto indipendenti.

La vita dei neo-sposini Tom (Brandon Scott) e Jill (Maria Sten) viene sconvolta. Quell’esistenza felice che sembrava prospettarsi è in realtà un’illusione sotto cui si nascondono segreti e traumi irrisolti. La porta che fa inaspettatamente la sua comparsa nel seminterrato di casa può essere inizialmente vista come un dischiudersi di quelle verità celate per tanto tempo, ma cosa dire di Pretzel Jack, il clown contorsionista che viene liberato una volta aperto l’uscio? Dalla sua entrata in scena i legami cambiano: Jill entra in crisi con Tom, capisce di essere connessa in qualche modo a  quel bizzarro e spaventoso essere e allaccia un rapporto molto confidenziale col misterioso vicino di casa, Ian (Steven Robertson). Ci si permetta un’affermazione assai decisa: in Channel Zero: The Dream Door si percepisce Stephen King. C’è la scoperta di un potere sovrannaturale, il ricordo di un’infanzia interrotta e aggrappata a fragili equilibri, la crescita come superamento del passato e definitiva presa di responsabilità; ma soprattutto c’è il fantastico, lo straordinario come mimesi iperbolica della realtà e dell’ordinario. La stessa ambientazione, quella provincia americana con villette a schiera finemente realizzate e cantieri abbandonati, corrisponde materialmente alla condizione dei personaggi, a metà strada tra l’incompletezza e l’apparente perfezione.

The Dream Door prosegue la sua narrazione in maniera coerente, logica, a tratti didascalica e prevedibile, ma con la capacità di far appassionare. La dimensione onirica delle precedenti stagioni viene qui sostituita da un dramma ad occhi aperti e lucidi, dove i protagonisti si ritrovano a fronteggiare mostri che vengono dal profondo del loro animo. Jill, l’eroina di questa stagione, avanzerà con passo incerto alla ricerca di risposte sul proprio passato al fine di vivere meglio il presente e il futuro salvo poi comprendere l’ambiguità che regna nel suo mondo e che coinvolge sia gli uomini che i mostri. La morale della storia non è tra le più scontate: la facoltà di controllare noi stessi e gli altri è un potere tirannico, superbo, incapace di riconoscere all’uomo la sue peculiarità di essere imperfetto; l’accettazione di un così duro postulato è l’unica strada per rivalutare difetti e fallimenti. Creare è solo il primo step, rendere buono o meno ciò che è stato costruito è invece un lavoro che può durare una vita. Channel Zero si riconferma dunque un prodotto denso di contenuti, sia visivi che narrativi. Non rimane altro da fare che sperare ancora nel futuro di quella che ormai è più di una semplice serie.