Christmas Bloody Christmas
2023
Christmas Bloody Christmas è un film del 2022, diretto da Joe Begos.
Di film di Natale sanguinosi e orrorifici ne abbiamo avuti tantissimi, da Black Christmas (1974) a Silent Night (1984), fino a Violent Night (2022), la filmografia horror ha sempre prediletto la festa più buona di sempre farcendola di orrore e sbudellamenti. Cosa mancava a questo filone pieno di babbi natale psicotici e mostri assassini? Il regista Joe Begos porta sullo schermo un Babbo Natale robotico che, a causa del software impazzito, dà di matto. Natale. Due giovani fissati con la musica alternativa e metal che lavorano in un negozio di dischi (e VHS!), decidono di passare la notte di Natale sbevazzando in giro e parlando di musica (da anni non si sentiva parlare di Superunknown dei Soundgarden) finiscono inevitabilmente a scopare. Nel mezzo fanno una sosta in un negozio di giocattoli dove un’altra coppia festeggia pippando, bevendo e scopando of course; nel negozio guarda caso è presente un Babbo Natale che pare sia un vero e proprio robot, capace non solo di dire mille e mille frasi, almeno secondo lo spot che apre il film, ma pure di uccidere.
Che Joe Begos sia fissato con gli anni ottanta, lo sapevamo già: lo dimostrano il suo film d’esordio Almost Human (2014) e il successivo The Mind’s Eye (2016), ma il colpaccio lo fa con Bliss (2019), delirio horror-erotico in cui il citazionismo spudorato fa spazio al lato perverso e sporco del suo cinema, e così arriviamo a VFW (2020), dove non ci si spreca con il cast e quindi ci trovi Stephen Lang, Fred Williamson, William Sadler, Martin Kove, David Patrick Kelly, insomma un cast stellare che tutto insieme fa figo. Arriviamo dunque a Christmas Bloody Christmas. Qui Begos pesca l’estetica granulosa e ipercromata dei film di fine anni settanta e primi ottanta, e ci mette dentro la tanta amata/odiata AI, con un Babbo Natale che per qualche malfunzionamento (vedi il Chucky del remake del 2019) inizia a fare incetta di corpi spaccati in due, sgozzamenti e gore nemmeno tanto male, che rende perfettamente omaggio ai film di William Lustig e strizza l’occhio al fantascientifico, in particolare a Terminator.
La prima parte, purtroppo, si perde in chiacchiere cretine e i due protagonisti, Tori (Riley Dandy) e Robbie (Sam Delich), non sono nemmeno così simpatici, per cui, giustamente, non vedi l’ora che arrivi Babbo Natale a toglierceli di mezzo. Ma il problema di questo film non è la fotografia con quei colori fastidiosi alla Netflix – che secondo questi registi fa anni 80 ma che negli anni 80 non li vedevi mai quasi da nessuna parte – soprattutto negli horror, il vero problema sta in questo Babbo Natale, un robot interpretato da un attore in carne e ossa, che si muove come uno che si è pisciato addosso e si capisce in ogni inquadratura che non è un robot. Una faccia umana che più umana non si può. La seconda parte del film è quella più divertente, con gran parte del cast che fa una brutta fine e il robot che non muore mai, nemmeno sotto una doccia fredda, colpi di arma da fuoco a go-go, in giro sotto la neve e al freddo, con una durata della batteria dell’androide che supera ogni immaginazione. Christmas Bloody Christmas qualcosa di buono ce l’ha, ma ha la presunzione di farci credere come si gira un film horror in stile anni ottanta, accecandoci con gelatine fluo, sparando musica heavy a caso, senza troppo coinvolgimento e spessore. Un film leggero nella sua verbosità tutta sex, drugs & rock’n roll, in un epoca – la nostra – in cui tutto questo è ormai praticamente morto. Nostalgia canaglia.