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Circle

2015
Titolo Originale:
Circle
REGIA:
Aaron Hann, Mario Miscione
CAST:
Michael Nardelli
Carter Jenkins
Lawrence Kao

Il nostro giudizio

Circle è un film del 2015, diretto da Aron Hann e Mario Miscione

Quando l’essere umano è messo al muro da una claustrofobica sensazione di pericolo ogni mossa è lecita, ogni strampalata forma di etica diventa la bandiera per un’egoistica lotta alla sopravvivenza. E se è vero che l’egoismo è frutto di un darwiniano istinto di conservazione della specie, Circle parla anche di questo catapultandoci  in uno spaccato di psicologia sociale fatto di personaggi stereotipati, una sorta di esperimento Milgram dalla natura aliena. Tutto il film è girato all’intero di un ambiente buio la cui unica fonte di luce è una circolare piattaforma illuminata su cui si risvegliano 50 sconosciuti, ognuno in piedi su una casella rossa. Al centro del cerchio c’è una sfera nera che rilascia scariche mortali su chiunque provi a lasciare la propria casella e ogni due minuti una persona perde la vita. Presto le malcapitate vittime di questo inspiegabile gioco mortale scoprono che indirizzando le mani posso scegliere la vittima successiva: come agire?

Si tratta di un progetto low budget, Circle è il primo film scritto e diretto da Aron Hann e Mario Miscione che tratta il tema della trappola enigmatica alla Cube riadattandola a una situazione più statica e metempirica che ricorda quel clima paradossale alla Twilight Zone in cui l’impossibile diventa credibile perché porta a galla problematiche quotidiane. La struttura narrativa della vicenda è frutto di un’attenta scrittura che non fa grinze, ancor più in un film in cui l’interazione verbale tra i personaggi sembra l’unica soluzione possibile, dato che l’azione dei protagonisti è ridotta a zero e la tensione si costruisce prettamente attorno al dialogo in cui si susseguono veloci ragionamenti partoriti da una crudele lotta contro il tempo. Non si indugia mai su di un personaggio, non ci si affeziona a nessuno di essi in quanto tutti hanno la stessa valenza di una pedina del Monopoli; allo stesso tempo, ognuno si differenzia dall’altro   tramite caratteristiche stereotipate necessarie per far scaturire discussioni morali: il poliziotto razzista e il tatuato teppista messicano, il borghese bigotto e la lesbica con moglie e figlia, un prete, il marines tornato dall’Afghanistan, una donna incinta e una bambina.

Chi ha diritto a sopravvivere all’interno di un gioco che uniforma le differenze, spersonalizza e annichilisce l’essere umano ma allo stesso tempo lo responsabilizza? Il cerchio illuminato diventa un’arena in cui la casualità sembra decidere i destini, il tempo scorre velocemente ed è necessario capire come scegliere il concorrente finale: tra accuse, volontari che si auto eliminano e voti manomessi, si arriva all’atteso finale curiosi di vedere cosa c’è al di fuori della trappola e i registi ce lo mostrano. Decisamente astratto è l’epilogo di Circle che può lasciare interdetti per la sua prevedibilità nel darci una sorta di spiegazione. Ma è proprio quello che ci interessa? A essere curiose sono le dinamiche umane, ancor più sconvolgenti di quelle aliene, osservate dall’alto in maniera distaccata un po’ come faceva Philip Zimbardo mentre giocava a guardie e ladri.