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Consecration

2023
REGIA:
Christopher Smith
CAST:
Jena Malone (Grace)
Danny Huston (Padre Romero)
Ian Pirie (Vincent)

Il nostro giudizio

Consecration è un film del 2023, diretto da Christopher Smith.

 Con questa pioggia e questo vento, chi è che bussa al mio convento? Beh, sembrerebbe proprio il redivivo Sr. Christopher Smith, da sempre abituato ad imbracciare armi, bagagli e cinepresa per andare a zonzo in lungo e in largo alla ricerca degli incubi più oscuri e viscerali. E così, dopo la celebre sortita nelle insidiose profondità della metropolitana londinese che diede vita al suo ormai celeberrimo Creep – Il chirurgo, a cui seguì l’altrettanto immortale scappatella aziendale in quel dell’Est Europa di Severance – Tagli al personale, già da qualche anno il nostro aveva scelto di abbandonare la gloriosa terra di Sua Maestà Britannica per solcare altre geografiche latitudini, con tuttavia le medesime orrorifche coordinate. Ma dopo aver navigato fra le occulte acque del temibile Triangolo delle Bermude con il discreto Triangle e aver momentaneamente ingranato la marcia del thriller fra le insidiose highways americane di Detour, il nostro beneamato Figliol Prodigo è inevitabilmente tornato sui suoi inglesissimi passi, concedendosi una bella scampagnata nell’appestata Inghilterra medioevale di Black Death e un goticheggiante tuffo nell’infestata magione prebellica di The Banishing. Stavolta però, con questo suo ultimo Consecration, in nome del risparmio e dell’amor di patria il caro Smith sembra aver optato per un progetto a chilometro quasi zero, confezionando – almeno sulla carta – un horror monacale ambientato nientemeno che in un sinistro e desolato monastero sperduto fra le scozzesi mareggiate dell’isola di Skye. Che c’è di meglio, direte voi? Beh, a dirla tutta, di meglio c’è eccome…

Per una volta, infatti, le temibili velate consorelle non sono il vero fulcro del Male che innerva in profondità questo Consecration, quanto piuttosto il tutt’altro che allegro comitato destinato ad accogliere la dolente e razionale Grace (Jena Malone), costretta a far luce sulla misteriosa dipartita del fratello sacerdote Michael (Steffan Cennyyd). Pare infatti che il giovane religioso, dopo aver inspiegabilmente accoppato un povero collega di tonaca, abbia scelto di gettarsi dalla ripida scogliera sulla quale sorge il sopracitato convento incriminato, teatro di antiche leggende risalenti ai tempi delle Crociate e altrettanto ancestrali dicerie riguardanti una non meglio specificata Reliquia contesa, ma guarda un po’, fra il buon Satana e il buon Gesù. Giunta dunque in questo covo di bigottaggine e frugalità, così come l’altrettanto scettica Louise Salter dell’inquietantemente similare Dark Waters di Mariano Baino, grazie alla collaborazione del mellifluo Padre Romero (Danny Huston) e del testardo agente Harris (Thoren Ferguson) la nostra paladina della fulgida Ragione si troverà a dover fare i conti con una verità decisamente oscura e tutt’altro che spiegabile tramite il rodato metodo scientifico, gelosamente custodita dall’inquietante Madre Superiora (Janet Suzman) e dal suo manipolo di autolesionistiche seguaci, eredi più che mai degne del fulciano Demonia.

Se è vero che, come diceva qualcuno di non troppo sospetto, è dalle primissime inquadrature che si può intuire i carattere di un film, allora, diciamolo pure, Consecration avrebbe potuto e dovuto essere una gran figata. Almeno dando credito a una suora in bianco che si prepara a sparare un colpo di pistola dritta sull’obiettivo manco fosse il baffuto bandito di Edwin S. Porter. Ma si sa che le promesse oggigiorno si fa fatica a mantenerle, soprattutto quando una trama per nulla originale ma tutto sommato interessante inizia inspiegabilmente ad incartarsi su sé stessa ancor prima che la mezz’oretta sia passata. Lasciando parecchia carne ad abbrustolire sul fuoco e impelagandosi in vicoli ciechi e false piste, il buon Smith sembra perdere quasi subito il timone della sua beccheggiante creatura, non trovando nulla di meglio che rispolverare quell’arzigogolata e inconcepibile paraculata modello Timecrimes già usata (e abusata) in Triangle per tentare di sbrogliare la suddetta incasinatissima matassa, facendo contenti giusto forse gli sfegatati fan dei multiversali MacGuffin tanto di moda oggigiorno ma lasciando a bocca asciutta chi da un film, soprattutto se horror, si aspetterebbe tutto fuorché uno scherzone da prete. O da suora, data la situazione.