Darlin’
2019
Darlin’ è un film del 2019, diretto da Pollyanna McIntosh.
Alzi la mano chi non ama Pollyanna McIntosh. Sinceramente credo siano pochi coloro che non sono pazzi di un’attrice come la McIntosh, ma se qualcuno esiste è dimostrazione della fallibilità umana. Pollyanna, nome che evoca tenerezza, libri per bambini e un cartone animato giapponese datato 1986, è un metro e ottanta di tostaggine scozzese, modella e attrice arrivata agli occhi del grande pubblico per la partecipazione a The Walking Dead. Ma se è vero che il serial le ha dato fama globale, è altrettanto vero che sono Offspring (Andrew van den Houten, 2009) e The Woman (Lucky McKee, 2011) ad averla resa nota nel circuito dell’horror indipendente. In particolare The Woman, assurto a cult movie non solo grazie al materiale letterario da cui è tratto, ma anche alle tematiche decisamente forti, messe in mostra con la volontà di ricalcare i tratti delle opere di Jack Ketchum. Cosa che ha suscitato non poche polemiche. E dopo aver incarnato la cannibalica protagonista, Pollyanna McIntosh prende in mano l’universo orrorifico e disturbante di Ketchum, scrivendo, dirigendo e interpretando Darlin’.
Sequel di The Woman, il film riprende il personaggio principale, the Woman per l’appunto, e parte per un viaggio alla scoperta degli stereotipi più in voga attualmente. La figlia adottiva Darlin’, la bambina che nel film precedente veniva condotta verso una vita lontana dalla civiltà, ha ormai assunto lo stile di vita della Donna, cannibalismo e grugniti compresi. Un’incidente separa madre e figlia, e quando l’adolescente viene condotta in ospedale un vescovo maligno vede in lei la soluzione per evitare la chiusura della sua scuola per orfane: riabilitare e ricivilizzare la selvaggia agli occhi di tutti. Peccato solo che la Donna sia seriamente intenzionata a ricongiungersi con la figlia adottiva, e nel farlo non userà delicate mezze misure. La prima cosa che colpisce in Darlin’ è la semplicistica accozzaglia di personaggi mai, purtroppo, davvero approfonditi e alla quale si può dare istantaneamente un’etichetta: l’infermiere, un ragazzotto ispanico e gay quindi buono, il vescovo bianco e fanatico, quindi cattivo, la suora ex tossica vittima di un vago ricatto, quindi buona e si potrebbe continuare così per ogni personaggio.
Questo non è certamente responsabilità degli attori, palesemente nella parte e visibilmente convinti di ciò che fanno, bensì di una sceneggiatura discontinua, priva di spessore, infarcita di soluzioni sbrigative e lanciata verso un femminismo di denuncia che pecca non solo di presunzione, ma pure di contenuto. Perché ci sta tutto: la condanna a un cattolicesimo troppo immischiato nelle istituzioni, l’attacco al sistema sanitario statunitense, la situazione femminile nella società e perfino il fatto che i maschi etero siano i cattivi e le donne, sebbene imperfette, siano le eroine, va bene tutto, se scritto però con intelligenza e mestiere. Non basta puntare il dito su argomenti palesemente da denunciare con forza, non basta sferzare dogmi malati o condannare abusi di potere e molestie sessuali, non basta se la base su cui poggia questa ridondanza è manichea, sbrigativa e per nulla coesa. Gore, violenza e black humor non mancano, certo, ma sembra un viaggio con il freno a mano e si percepisce che avrebbe potuto essere molto di più. Darlin’ è un’occasione sprecata e nonostante sia chiaro come Pollyanna McIntosh ci abbia messo anima e amore, forse sarebbe stato meglio affidare scrittura e regia a qualcuno con più esperienza.