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Dio non ti odia

2019
REGIA:
Fabrizio La Monica
CAST:
Roberto Romano (il padre)
Emilia Passalacqua (la figlia)
Salvatore Nereo Salerno (il frate)

Il nostro giudizio

Dio non ti odia è un film del 2019, diretto da Fabrizio La Monica

C’era una volta un cinema che indagava fino alle alte sfere, senza il bisogno di salire così in alto. Capace di raccontare l’essere umano senza dover ricorrere a chissà quali effetti speciali, perché tra l’Alto e il Basso in fondo c’è solo la lunga linea dell’orizzonte. Un mistero, certamente, come tutte le storie dove l’ordinario incontra lo straordinario. Il teatro rimane però la terra, spontanea e selvaggia: la spiaggia in cui il cavaliere Bloch incontra la Morte, per fare un esempio altissimo. Con le dovute proporzioni, Dio non ti odia di Fabrizio La Monica è un trasognato e conturbante racconto tra terra e cielo, anche se, rispetto agli ottimismi dreyeriani e bergmaniani, la speranza di un Paradiso sembra ormai perduta. Non a caso una delle ultime citazioni del film è proprio la massima nietzschiana della morte di Dio. L’uomo lo invoca ancora, gli richiede grazia e felicità ma conosce, in cuor suo, la sconvolgente verità. Ed è da questo assunto che parte questo sorprendente film che ha fatto incetta di premi in diversi paesi. Siamo nel diciottesimo secolo in Sicilia: una ragazza contrae un morbo mortale che potrebbe infettare l’intero villaggio.

L’ultima speranza per lei e per il suo amorevole padre è recarsi sulla cima di una montagna presso un famoso guaritore, forse l’unico in grado di trovare una cura. Il viaggio si rivela però essere pieno di insidie e di strane presenze: cosa si nasconde veramente tra quelle montagne? Il ritmo, sin dai primi minuti, è altalenante: La Monica si sofferma molto sulla location e sui silenzi e gli sguardi dei suoi attori, con lo scopo di prendere la giusta carica per i diversi colpi di scena che verranno. In effetti, l’effetto matrioska, con i tanti sviluppi diegetici nascosti in una trama di per sé basica, è servito con dovizia. Questo grazie anche alle atmosfere e alla efficacissima e credibile colonna sonora firmata da Vincenzo Di Silvestro. La Monica, da par suo, dopo aver già mostrato le sue capacità nel fantasy col suo film d’esordio Vork and the Beast, con Dio non ti odia riconferma di avere occhi e mani eccellenti. I primi piani pasoliniani degli uomini e le donne del villaggio nel prologo, l’utilizzo del bianco e nero perfettamente adeguato al genere e riverente verso Murnau, dettagli e particolari che solo chi sa comunicare con la macchina può pensare. Sicuramente la recitazione non è sempre ottima e a volte eccessivamente enfatica, ma bastano soltanto gli occhi e le espressioni tra terrore e rabbia di Roberto Romano per creare immagini davvero indimenticabili.

E si giunge dunque alla figura di questo padre deluso dal Padre, di quest’uomo che si spinge a confrontarsi con ciò che umano non è. Uno sconfitto in partenza, che sia per l’imparità della battaglia con un essere superiore o per la crudeltà e l’egoismo dei suoi simili. Sì, perché è di mostri, di demoni che si dovrà parlare, per quanto, dettagli fisici a parte, sia difficile distinguere quelli immortali dai mortali. Forse è proprio la cecità, la vigliaccheria e la superstizione di questi ultimi la vera piaga, l’unico morbo (di cui adesso siamo anche noi edotti) che ha contraddistinto i secoli più bui e oscurantisti della storia. Chi è guidato da uno spirito giusto non può, non vuole accettare leggi dettate da un Dio/Demone crudele a cui però non si può disobbedire. E allora forse è stato questo il problema: cercare un dio da adorare, chiunque esso sia e qualunque cosa pretendesse. Questo è ciò che abbiamo scelto e che ci perseguiterà ancora e ancora, in secula seculorum.