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Diva Futura

2024
REGIA:
Giulia Luisa Steigerwalt
CAST:
Pietro Castellitto (Riccardo Schicchi)
Barbara Ronchi (Debora Attanasio)
Tesa Litvan (Eva Henger)

Il nostro giudizio

Diva Futura è un film del 2024, diretto da Giulia Luisa Steigerwalt.

Molto umano e poco divino, amorale mai immorale, Riccardo Schicchi, regista, fotografo e imprenditore classe 1953, ha avuto nella vita due muse, Ilona Staller e Moana Pozzi e un solo grande amore, Eva Hengher (si chiamavano vicendevolmente Orsa e Orso). Se a raccontarlo è chi lo ha conosciuto bene dobbiamo crederci anche se in Diva Futura, biopic presentato in concorso a Venezia 81, emerge un personaggio fumettistico, romantico, a tratti comico, lontano dall’immaginario collettivo. Un tutt’uno le cui parti sono difficilmente scomponibili. A descriverlo, invece, nel migliore dei modi e con una sintesi perfetta è lo striscione sbandierato allo stadio in occasione di Lazio Verona dopo la sua scomparsa nel 2012: “Ciao Schicchi anche da lassù rompi ogni tabù…” che sigla la fine del film. Chissà se Schicchi, sia stato consapevole di aver contribuito a rivoluzionare la cultura di massa trasformando l’utopia hippy dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Correvano gli anni 80-90 e, con la sua agenzia Diva Futura, “le ragazze della porta accanto” diventano all’improvviso dive di fama mondiale ed entrano nelle case e nell’immaginario degli italiani grazie al boom delle radio, delle televisioni private e delle cassette VHS.

Al suo successo come alla sua caduta avrà influito anche il segno zodiacale, Pesci con ascendente in Sagittario, nel renderlo un ibrido, con un parte della sua natura diretta verso nobili obiettivi mentre l’altra parte controllata da istinti terreni ed animaleschi. L’occasione per il ragionamento ce la fornisce per l’appunto il film diretto da Giulia Louise Steigerwalt, vincitrice del David di Donatello come miglior regista esordiente e premiata con i Nastri d’argento per il film Settembre, ispirato al romanzo “Non dite alla mamma che faccio la segretaria” di Debora Attanasio. In 120 minuti si alternano nudi angelicati, falli di plastica, ventitré gatti (la passione del protagonista) e un famoso pitone bianco (amico intimo di Ilona Staller), pochi culi e tette al vento ma tanto dolore. Proviamo a sondare il racconto direttamente con Staller, in arte Cicciolina musa e socia in affari di Schicchi, che ci dirotta sul suo avvocato e amico Luca Di Carlo, conosciuto nel mondo patinato come “l’avvocato del Diavolo”.

Con un cortese e risoluto “no comment” il legale non fa presagire nulla di buono. Il film racconta la parabola, per certi versi tragica, dell’uomo e del professionista il cui potere mediatico è stato talmente travolgente da sfociare nell’elezione al Parlamento di Ilona Staller, nella nascita del Partito dell’Amore e nella candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma. A lui si deve, così sembrerebbe, il neologismo “pornostar”. Prendiamo atto del commento della regista secondo cui il lavoro di Diva Futura ha normalizzato qualcosa che va contro la libertà della donna stessa in quanto mercificazione del corpo femminile, ma allo stesso tempo diamo al porno quello che è del porno ovvero il racconto dell’identità femminile messa a nudo liberamente e autonomamente. Che ci piaccia o no. Riccardo Schicchi (uno straordinario anche se macchiettista Pietro Castellito), Moana Pozzi, (Denise Capezza), Ilona Staller (Lidija Kordić), Eva Henger (Tesa Litvan, la migliore tra le interpreti femminili) e Debora Attanasio (Barbara Ronchi) sono nel cast di Diva Futura intorno a cui ruota la nascita del porno in Italia e, allo stesso tempo, ne prelude tristemente la morte.