The enemy
2011
Un mystery-horror che parte dalla vicenda balcanica per parlare della possibile fine del mondo.
Al termine della guerra nella ex-Jugoslavia, una pattuglia di soldati riceve l’incarico di sminare i campi. Esplorando una fabbrica abbandonata, i militari trovano un vecchio, murato vivo. L’uomo si chiama Daba, è zoppo, sorridente e ben educato, e pare non avvertire freddo né fame. Docile, si lascia catturare dichiarando ai propri liberatori di stare dalla loro parte. Senonché, tornati al campo base, iniziano a prender corpo inspiegabili tensioni e conflitti all’interno della pattuglia, e, uno dopo l’altro, i soldati cominciano a sparire. La domanda è: chi è davvero il misterioso vecchio, e perché è stato murato?
Satana, uno dei nomi attribuiti all’incarnazione del male supremo, è un termine che – con leggere differenze – appartiene a diverse lingue: l’ebraico, il greco, il latino, l’aramaico e l’arabo. Il significato letterale è quello di “avversario”, “nemico”, “colui che si oppone”. A chi si oppone Satana? A Dio, per definizione, principio del sommo bene. Ma Dejan Zecevic con Neprijatelj (“il nemico”) propone del Maligno una versione meno religiosa e più umana. E proprio nel titolo si rivela l’impianto allegorico e la tesi che sta alla base dell’opera: il nemico non è un’entità identificabile, come vorrebbero farci credere. Sarebbe facile porre termine ai conflitti eliminando fisicamente colui che viene considerato come “avversario”, ma purtroppo così non è: distruggendo il nemico non si ottiene altro che la propria distruzione.
Che esito attendersi dal più giovane regista serbo, che all’età di 37 anni ha già all’attivo 6 lungometraggi, diversi corti, un segmento in un film antologico e diversi film per la televisione, il cui totale dei premi ricevuti ormai ammonta a più di cento? Nel peggiore dei casi un film ben fatto. E infatti Neprijatelj è un film interessante e complesso, con un ritmo che anche nei momenti di pausa dell’azione non lascia mai spazio alla noia, perché i dialoghi sono credibili e ben calibrati, e il cast – diretto con mano sicura – è di straordinaria bravura. Dal canto nostro si spera che il film rimanga inedito in Italia: un eventuale doppiaggio, se condotto in modo approssimativo (come spesso accade), sarebbe in grado di nuocere al fascino delle interpretazioni, specie quella di Tihomir Stanic nel ruolo dell’inquietante Daba.