ES17- Dio non manderà nessuno a salvarci
2018
ES17- Dio non manderà nessuno a salvarci è un docu-film del 2018 trasmesso da Sky Atlantic. Il documentario ripropone la vita di Emanuele Sibillo, capo clan di una paranza napoletana di bambini, assassinato, a soli 19 anni, dai membri di un clan rivale in una sparatoria avvenuta in un quartiere di Napoli nell’estate del 2015. Il documentario, nato da un’idea di Roberto Saviano e scritto dalla giornalista di repubblica Conchita Sannino e dall’autrice Diana Ligorio, è stato realizzato soprattutto grazie ai video registrati con il telefonino dallo stesso Emanuele e dalla sua compagna, Matriarka Savarese. I video riportano parecchi momenti della vita privata di Emanuele, quasi sempre riproposto nelle vesti di padre e compagno scherzoso e amorevole. Dalle immagini contenute nei video, nessuno infatti avrebbe potuto pensare che nel giro di pochi anni Emanuele Sibillo sarebbe diventato “ES17”, il capo indiscusso di uno dei clan più potenti della malavita partenopea. Il primo dato che emerge, in effetti, è che in questo docu- film c’è molto di Gomorra e di Roberto Saviano. Fra l’altro, il personaggio di ES17 pare abbia ispirato lo scrittore e giornalista napoletano nella stesura dei suoi ultimi due libri, La paranza dei bambini e il Bacio feroce. Le dinamiche criminali in stile “Gomorra” sono ormai conosciute e riconoscibili. A differenza delle organizzazioni criminali degli anni passati, basate sul comando e sullo strapotere assoluto dei vecchi boss, i capi delle paranze sono il più delle volte “cani sciolti” che si ribellano al vecchio sistema camorristico, hanno i loro vertici e la loro gerarchia interna, seguono codici criminali differenti e possono perfino scegliere di non seguire nessun tipo di codice. Emanuele Sibillo apprende fin da adolescente quelli che sono i meccanismi di reclutamento e di affiliazione legati al controllo del territorio, alle piazze dello spaccio, ma soprattutto alla costruzione di una reputazione criminale di rilievo tra le fila dei clan di Napoli e Forcella. Mentre si trova in comunità e poi nel carcere minorile per scontare una pena per possesso illegale di arma da fuoco, ES17 cova un piano strategico per diventare un vero e proprio outsider. Attraverso un calcolo utilitaristico dei rischi, dei costi e dei guadagni, Emanuele Sibillo pianifica la costruzione e la negoziazione di un percorso individuale di ascesa sociale criminale. Lo scopo primario è quello di smantellare l’esistenza dei clan rivali per poter essere il padrone indiscusso degli affari della malavita napoletana.
Alla base, dunque, c’è la scelta razionale di intraprendere la carriera criminale, certo rafforzata dalla consapevolezza di vivere in un quartiere difficile che non concede possibilità migliori se non quella del perseguimento di una condotta “deviante e criminale” come unico modo per emergere e per distinguersi. Una scelta, quella di Emanuele Sibillo, che avrebbe potuto essere diversa, come sostiene nel documentario il magistrato anticamorra Catello Maresca, che da molti anni combatte la malavita organizzata in terra napoletana. Il suo pool anticamorra ha infatti decretato l’arresto di boss casalesi del calibro di Michele Zacaria ed Antonio Iovine. Per combattere la criminalità organizzata, sostiene il giudice, tutti devono fare la loro parte (istituzioni, scuola, famiglia). Non solo con l’azione repressiva, con i processi giusti e con la certezza della pena, ma anche attraverso la diffusione, soprattutto tra i giovani, di una cultura nuova della legalità favorendo l’interiorizzazione da parte degli stessi di modelli sociali “altri”, ossia alternativi alla scelta della carriera criminale, altresì attraverso la costruzione istituzionale e culturale di opportunità differenti e ben canalizzate. Tutto ciò con la speranza di evitare per il futuro che altri ragazzi facciano la fine di Emanuele Sibillo e di tanti come lui. “Perché Dio non manderà nessuno a salvarci” sostiene il parroco il giorno della celebrazione della messa al funerale di ES17, perché la scelta deve partire solo da “tutti noi”
Nel finale del documentario Matriaka Saverese appare affranta e rassegnata perché forse aveva sempre saputo come sarebbe andata a finire. Anche lei, del resto, aveva fatto la sua scelta, quella di stare con ES17. Lo afferma con fierezza e con un codice comportamentale ben marcato che ha come obiettivo quello di mostrare, nel bene e nel male, un profondo rispetto verso la memoria del suo compagno Emanuele. Matriarka certamente spera in un futuro migliore per i suoi figli, fatto di scelte diverse che magari non contemplino il carcere o peggio la morte, ma nello stesso ribadisce che ai suoi figli lei parlerà sempre e con orgoglio del loro padre, di Emanuele Sibillo, da tutti soprannominato ES17. In questo documentario è molto presente e visibile l’azione pedagogica della giustizia e dello stato, l’effetto moralizzatore che mira alla responsabilizzazione ed alla sensibilizzazione collettiva, particolare questo che non si era visto, ad esempio, nelle serie di Gomorra. Dal punto di vista meramente descrittivo e narrativo, ES17- Nessuno verrà a salvarci rappresenta sicuramente uno spaccato fedele ed autentico della vita criminale giovanile, della paranza dei bambini napoletana. Anche in questa occasione bisogna dire che ci viene presentato in maniera appropriata e diligente.