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Fang

2022
Titolo Originale:
Fang
REGIA:
Richard Burgin
CAST:
Dylan LaRay (Billy)
Lynn Lowry (Gina)
Jess Paul (Myra)

Il nostro giudizio

Fang è un film del  2022, diretto da Richard Burgin.

Il giovane affetto da autismo Billy (Dylan LaRay) lavora come tuttofare in una fabbrica, e vive con la mamma malata di Parkinson (Lynn Lowry) in una piccola casa nella periferia di Chicago. Diviso tra routine devastanti e crisi continue della madre malata, Billy si rifugia sempre di più nel suo mondo, popolato dai personaggi immaginari dei suoi fumetti, il popolo alieno dei Graxiani. Le cose vanno sempre peggio, quando Billy viene morso da un topo e crede che lui stesso stia per trasformarsi in un uomo-topo, come i personaggi dei suoi disegni. C’è un’enorme cifra anni Ottanta alla base di Fang di Richard Burgin, horror girato nel 2022 e ora disponibile su Prime Video.

Il regista sembra aver assimilato la lezione di Cronenberg e Henenlotter, nonché degli horror psicotropi più genuini per raccontare la vita alla deriva di un ragazzo problematico e della madre all’ultimo stadio del Parkinson, dove orrore e follia si fondono senza lasciare alcuna via d’uscita. Fang è uno di quei film realizzati con pochi soldi e tante idee, dove ti dimentichi che stai guardando un film low budget; deve praticamente tutto all’interpretazione del suo attore protagonista, Dylan LaRay, con un ritratto impressionante di un ragazzo che perde gradualmente il contatto con la realtà. Lynn Lowry, attrice navigata che ha alle spalle partecipazioni a veri e propri cult come Il demone sotto la pelle (1975) e Il bacio della pantera (1982), pare abbia studiato il comportamento dei malati affetti da Parkinson per il suo ruolo, arrivando a toccare punte di disperazione altissime, soprattutto quando si scontra con LaRay e l’espressività del suo sguardo.

Entrambi, madre e figlio, chiusi nell’intimità malata di una convivenza forzata, sprofondano nel baratro della follia: qualcosa che nell’atmosfera sembra strizzare l’occhio all’universo allucinato di Donnie Darko (2001) e al cinema visionario di David Lynch. Quello costruito da Richard Burgin è insomma un teatrino kafkiano morboso e seducente, tangibile anche quando trasporta l’osservatore nella mente psicotica di Billy e nel suo universo disperato. Un mondo di topi umani, ritratto con i colori vividi e cupi delle emozioni.