Firestorm
2013
Firestorm è un film del 2013, diretto da Alan Yuen.
Tempesta di fuoco. O meglio, di piombo, quello duro dei proiettili che volano su Hong Kong come se non ci fosse un domani. E forse, non ci sarà davvero, dato che mezza città verrà rasa al suolo. Mi rabolanti inseguimenti in macchina, esplosioni che sanno di apocalisse terroristica, tra scontri automobilistici e furgoni che volano. Alan Yuen si diverte a mettere in scena una metropoli solo per distruggerla come un gigante con un debole per la nitroglicerina: fategli girare un film hollywoodiano, magari un Marvel Movie o l’ultima produzione di Jerry Bruckheimer, dato che con questa pellicola ha dimostrato di essere uno dei migliori registi action attualmente presenti nell’ex colonia britannica, raccontando le vicende di un poliziotto (Andy Lau, che pare non invecchiare mai) alle prese con una banda di rapinatori.
Plot elementare, la cui esecuzione è però inno d’amore verso il cinema hong kong hese anni ‘90, quello più esagerato ed iperbolico, che non bada agli eccessi e si butta a capofitto nell’enfatico delirio della frantumazione. È per questo che gli ultimi minuti della pellicola, ovvero il show-down finale, hanno praticamente la pelle del film bellico: mancano solo i carri armati, per il resto c’è tutto, dal frenetico montaggio fino agli squarci splatter, dai boati impazziti ai bombardamenti.
Presenti persino le trincee, sotto forma di autobus o macchine abbandonate, ultimi possibili scudi di protezione prima di buttarsi nella bolgia più selvaggia. Genio di Yuen è proprio quello di aver creato un film di guerra in un luogo talmente denso di vita, questa regione ad amministrazione speciale mai così moderna e luccicante. È, ancora una volta, l’emblema di una città-stato che nel corso dei decenni si è cucito addosso il noir nella sua accezione più malavitosa, forse per sopperire col cinema la realtà dei fatti (in verità, Hong Kong è tra i posti più tranquilli e con meno criminalità del mondo). Firestorm è una gran botta di resistenza, un ultimo esaltato sguardo nel passato per una cinematografia in costante trasformazione e quindi già perenne fantasma di se stessa.