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Fishgirl

2024
Titolo Originale:
Alucina
REGIA:
Javier Cutrona
CAST:
Jessica Barahona
Pablo Aguirre
Lucas Ortiz

Il nostro giudizio

Fishgirl è un film del 2024, diretto da Javier Cutrona.

Fishgirl (Alucina), l’opera prima di Javier Cutrona presentato nella sezione Critics Pics al POFF (Tallinn Black Nights Film Festival), è la prova di come per quanto democratica sia quest’epoca di internet, spesso rimangono esclusi dal discorso cinematografico intere regioni del mondo. Questo il caso dell’Equador dove con Fishgirl tastiamo il polso di un regista argentino che si e ci mette alla prova, alla sua opera prima, con un film ambizioso che mischia verità e fantasia, filosofia e sperimentazione surrealista. Le premesse sono molto facili, meno il loro sviluppo. Camila (Jessica Barahona) soffre di amnesia, è una giovane ragazza che pare vivere in più mondi, quello razionale e quello dove il suo migliore amico è un pesce gigante e le formiche fanno discorsi filosofici. Fishgirl si divide in capitoli (l’ultimo si chiama Love) dove a mano a mano la storia si stratifica e raggiunge più piani di lettura, e al contempo si dipana il mistero di Camila e di un passato colmato nelle sue lacune dalla fantasia della ragazza.

Forse più che alla confusione di Nolan siamo più vicini alla sperimentazione del Mr. Nobody di Jaco Van Dormael. D’altronde, lo stesso film si poggia sulla dicotomia presente/passato e realtà/finzione, conscio/inconscio che trova la sua ultima rappresentazione nel Dio romano Giano Bifronte, Camilla stessa in più scene appare con un doppio volto. Fishgirl solleva svariate domande sulla natura della memoria e dell’identità: come possiamo costruire la memoria e costruire il nostro sé senza passato? Camila sembra vivere imprigionata nella sua stanza, conservando i cartoni della pizza a domicilio, anche perché la sua ricerca interiore inizierà quando il ragazzo delle consegne sparirà. Lumiere Lab di Giovanni Labadessa con Javier Cutrona, dimostra che anche in Italia c’è ancora voglia di fare ricerca cinematografica, che l’Ecuador può essere una officina di cinema sperimentale, che vi lasci confusi o meno Fishgirl ci prova.

La vita è in divenire, bisogna lasciarle spazio e forse, al di là di tutti i piani temporali spesso confusi, dei discorsi filosofici sparsi qua e là, Javier Cutrona – con la bellissima fotografia di Alejo Chauvin – ci mostra una anti-eroina come Camila sospinta in avanti, verso il futuro, libera di analizzare quel territorio strano è ostile che è il subconscio. Se nella realtà che viviamo Camila potrebbe essere liquidata come una matta, una uscita da un manuale diagnostico, in Fishgirl seguiamo le avventure di questa ragazza come se fosse una eroina suo malgrado. Cutrona, tra flashback di una infanzia perduta – felice o traumatica? -, sembra suggerirci che la realtà non dovrebbe misurarsi coi cinque sensi, e tutti i simboli di cui è pregno il quotidiano quanto il film, così come il personaggio di Giano (il dio del passaggio, non a caso), ci indicano che le ferite sono porte, collegamenti che ci portano in un altro mondo. Forse più vicino all’eternità del cosmo? Chi lo sa.