Five Nights at Freddy’s
2023
Five Nights at Freddy’s è un film del 2023, diretto da Emma Tammi.
Come nasce un mito? Beh, nell’era del caro vecchio internet, tra social, hashtag e spippolante compagnia cliccante, è sufficiente una solida lore, una nutrita fandom e, cosa più importante, una compulsiva predisposizione allo spam. Tutte qualità che, sin dal suo fortunoso rilascio nell’ormai lontano 2014, Five Nights at Freddy’s pare aver connaturate nel suo stesso digitalissimo DNA, tanto da divenire a tempo record uno dei casi più iconici e virali della web pop culture 3.0; germogliato all’interno del brulicante universo creepypasta e in seguito approdato, quatto quatto, negli oscuri meandri dell’agguerrito SteamVerse. E non stupisce affatto che il piccolo survival horror punta e clicca – ideato da un misconosciuto nerd con il pallino per i perturbanti 80s come Scott Cawthon – abbia in pochissimo tempo conquistato la mente, gli occhi e sopratutto il cuore di una vastissima pletora di aficionados ghiotti di facili spaventi e disturbanti brividozzi a misura di preadolescente; sdoganando, tra i vari Poppy Playtime e derivativi videoludici figliocci, l’ormai inarrestabile moda dei Creepy Child Games, infestando tanto le consolle quanto il ghiotto algoritmo del Rosso Tubo.
Ma se già il ribaldo e maramaldo Willy’s Wonderland aveva tentato l’apocrifo salto dal monitor al grande schermo, è solo grazie alla tutt’altro che delicata manina della bella Emma Tammi – e alla proverbiale lungimiranza del solito Jason Blum – se Five Nights at Freddy’s può finalmente fare il suo ufficiale – e già brandizzato – ingresso nell’orrorifica mitologia della Settima Arte. Non certo un ingresso degno della sua videogiocabile matrice, sia chiaro, ma di questo parleremo a tempo debito. Per ora basti dire che, pescando direttamente dalla primigenia narrativa materia e reimpostando il tutto per ovvie cinematografiche esigenze culinarie, la pellicola si concentra sullo sfortunato Mike Schmidt (Josh Hutcherson), irrequieto ragazzotto rimasto da poco orfano di madre e costretto a lottare con le unghie e con i denti per difendere la custodia dell’amata sorellina Abby (Paper Rubio) dalle lucrose grinfie della perfida zia Jane (Mary Stuart Masterson). Ancora fresco di licenziamento dall’ennesimo sottopagato lavoretto e tormentato dai sibillini incubi riguardanti il misterioso rapimento in tenera età del desaparecido fratellino Garret, il nostro ragazzotto perduto riuscirà a scovare, tramite l’equivoco consulente Steve Raglan (Matthew Lillard), un posto da guardia notturna presso Fazbear’s Pizza, un’ormai diroccata pizzeria divenuta famosa durante i gloriosi anni ’80 come luogo di gioco e divertimento per grandi ma sopratutto piccini. Molti dei quali, manco a dirlo, spariti misteriosamente nel nulla senza lasciar traccia.
E sarà proprio con l’agghiacciante passato celato tra i cabinati e le insidiose piscine stracolme di palline multicolore che il nostro caro Mike avrà modo, grazie al tutt’altro che disinteressato aiuto della giovane agente Vanessa Shelly (Elizabeth Lail), di scoprire il terribile Dark Side of the Show, dovendosela vedere con le irrequiete e decisamente possedute mascotte del fu giocoso locale che, dietro le loro inquietantissime animatroniche sembianze da pupattolosi bestioni, paiono nascondere Spiriti e intenzioni decisamente poco divertenti e raccomandabili. Rinunciando alla suggestiva estetica da Analog Horror – che era di fatto la sola vera ragion d’essere del suo videoludico progenitore – in favore di un Blumhouse Style decisamente più canonico, Five Nights at Freddy’s si rivela il classico prodotto studiato a tavolino per divenire un preconfezionato instant cult che promette decisamente molto di più di ciò che alla fine è in grado di mantenere. Un progetto assai ruffiano, destinato a fare il suo tempo ben prima del tempo e che, al netto di tutto, il suo (s)porco lavoraccio finisce comunque per farlo, anche se male. Nonostante, ovviamente, la solita pletora di jumpscare da discount e la sconsiderata volontà di non impiegare quei veri animatronics che avevano fatto la fortuna di un’operazione decisamente più onesta come The Banana Splits Movie, ricorrendo piuttosto ad una CGI in odor di gaming che, se a pixel ridotti poteva ancora garantire la giusta immersione, fra i quattro lati di un grande schermo finisce per abbattere con l’accetta ogni residua sospensione dell’incredulità. Ma d’altronde, in piena CineGame Mania, tra i saltelli di Super Mario Bros., le stilettate di Mortal Kombat e le sgasate di Gran Turismo, un posticino per Freddy e la sua truculenta Animal House possiamo pure trovarlo, giusto? Almeno fino alle già annunciate prossime puntante; nelle quali, si spera, sangue e brividi pioveranno con un minimo di quantità e convinzione in più.