Flashback
1969
Flashback è un film del 1968, diretto da Raffaele Andreassi.
Unico film di fiction di Raffaele Andreassi, cineasta appartato, completamente devoto al documentario, ma anche giornalista e scrittore. Duro, tagliente, anticonvenzionale: dopo anni di cinema italiano in cui la Resistenza è stata vista come occasione per fare i conti con un passato scomodo, rimosso dagli schermi nazionali (Tutti a casa, La lunga notte del ‘43, Un giorno da leoni… escono tutti tra il ‘60 e il ‘62, prima c’è il vuoto!), Flashback osa spostare il tiro, capovolgendo quella che è ormai diventata una retorica del CLN, e come Rossellini in Germania anno zero va a vedere cosa succede dall’altra parte, focalizzando il tutto sul punto di vista di un soldato tedesco, una sentinella dimenticata su un albero delle colline toscane dal suo reggimento in ritirata verso la linea gotica. Eppure, del film di guerra, Flashback indossa solo il “vestito”. In realtà ad Andreassi interessa altro, a cominciare dall’isolamento forzato del protagonista, di cui sentiamo a tratti la voice-over dei suoi pensieri, circondato da una Natura onnipresente e incontrastata, il cui idillio stride a contatto con i cadaveri seminati dalla battaglia appena conclusa.
Ne viene fuori un thriller esistenziale assolutamente fluido, dinamico, esaltato da una fotografia in teleobiettivo – spesso identificato col mirino del fucile – a scrutare il paesaggio da locus amoenus della campagna toscana. Un film da etnologo o da antropologo, più che un action militaresco vero e proprio: Andreassi elimina addirittura ogni musica over, dando grande rilevanza alla colonna rumori naturale, di una ricchezza espressiva mozzafiato. Ottima la prova di Frank Robsahm, alle prese con una progressiva perdita di lucidità, dovuta tanto alla persistente solitudine quanto al crescendo di tensione dei suoi flashback mentali, che da una iniziale tonalità elegiaca (il ricordo della sua prima volta con la ragazza lasciata in Germania) si avvicendano sempre più stretti e violenti, allucinati dal viraggio in fuscia (uno stupro ai danni di una giovane contadina italiana o l’impiccagione di alcuni partigiani). La stessa esplorazione di un paese abbandonato nelle vicinanze, compiuta dal ragazzo, diventa un pretesto per calcare sulla suspence, in un linguaggio quasi da horror, con un uso reiterato di soggettive e macchina a spalla, dove nel silenzio degli spazi disabitati si avverte solo il rumore dei passi del protagonista.
Il finale di Flashback è prezioso, di un lirismo intenso: la sequenza in cui il giovane, ormai in preda alla sua follia, spia convinto di non essere osservato le abluzioni nel fiume delle giovani donne del paese, mentre le loro madri ne lavano i vestiti nelle stesse acque, funziona come archetipo della serenità appena ristabilita, ancestrale e invincibile forza di pace, tale da determinare lo scacco del soldato tedesco, vittima suo malgrado di un ingranaggio molto più grande di lui.