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Fountain of Youth – L’eterna giovinezza

2025
Titolo Originale:
Fountain of Youth
REGIA:
Guy Ritchie
CAST:
John Krasinski (Luke Purdue)
Natalie Portman (Charlotte Purdue)
Eiza González (Esme)

Il nostro giudizio

Fountain of Youth – L’eterna giovinezza è un film del 2025, diretto da Guy Ritchie

Con un’incalzante media di almeno un titolo — se non anche due — a ogni puntuale stappo di spumante, è un andazzo decisamente alleniano quello che il sempre vispo e scalmanato Guy Ritchie pare aver intrapreso nel corso degli ultimi anni; desideroso forse di capitalizzare quanto più possibile il talentuoso nettare a lungo sgorgato da quel registico barile del quale s’inizia solo ora a intravedere pericolosamente il fondo. Mentre dunque gli spari e le bombe dei netflixiani Bastardi senza gloria protagonisti dell’irriverente e dichiaratamente post tarantiniano Il ministero della guerra sporca ancora riecheggiano sotto gli ombrelloni della scorsa estate, il fu enfant prodige di Sua Inglesissima Maestà torna a tempo record sui nostri (piccoli) schermi — per la precisione in quel del catalogo di Apple TV+ — con Fountain of Youth – L’eterna giovinezza; un avventuroso e intercontinentale action ad alto tasso d’inseguimenti, manufatti, pallottole e fiacchissimo umorismo family friendly desideroso di solcare il comodo e ben rodato solco già tracciato dai vari Indiana Jones, Tomb Raider, Uncharted, The Lost City e a archeologica compagnia filmante. E se tuttavia qualcuno disse a suo tempo che “la vera ricompensa non è la meta ma piuttosto il viaggio” beh, diciamo pure che questa scalcinata gitarella fuori porta(ta) appare stavolta decisamente troppo lunga, poco ficcante e tutto fuorché indimenticabile.

Première Dame di questo stanco e tutt’altro che fresco Giro del mondo in centoventi minuti è una sempre bella e, viste le circostanze, tutto sommato brava Natalie Portman qui nei rigorosi panni di Charlotte Purdue: quarantenne curatrice museale londinese in piena crisi di mezza età con divorzio e conseguente battaglia per l’affidamento dell’amato figlioletto (Benjamin Chivers) a carico. Protagonista di una monotona e tutt’altro che idilliaca vitacca pronta a sfasciarsi da un momento all’altro, la nostra un tempo appassionata Relic Hunter verrà fraudolentemente contattata nientemeno che dal fratello Luke (John Krasinski), cacciatore e ricettatore di antichi tesori il quale, assieme alla sua fidata squadriglia di ladruncoli di tombe sovvenzionata dal ricchissimo e malaticcio magnate Owen Carven (Domhnall Gleeson), in nome della sete di avventura instillatagli dal defunto padre le proporrà d’imbarcarsi in un rocambolesco e ovviamente pericoloso Road Trip alla ricerca nientepopodimenoche della fonte dell’eterna giovinezza. Ed è così che, tra mille dubbi e altrettante speranze offerte da un così ghiotto e favoloso bottino, nel mezzo d’intrighi millenari, cacce all’Uomo (e alla Donna) che sapeva troppo orchestrate delle forze dell’Interpol guidate dallo spietato ispettore Jamal Abbas (Arian Moayed), gimcane da Bangkok al Cairo passando per Vienna e Città del Vaticano, indizi celati fra le pieghe dell’arte come nella miglior tradizione di Dan Brown e losche società segrete desiderose di mantenere l’apparente status quo sotto l’egida di un occulto Stanley Tucci l’intrattenimento parrebbe bello che servito no? Beh, diciamo più no che si a questo giro…

Pensavo fosse adventure e invece, guarda un po’, era tutto solo un gran déjà vu. Chiamato per il rotto della cuffia a sostituire, con il senno di poi, il ben più lungimirante Dexter Fletcher, il nostro Mr. (Nice)Guy si è ritrovato tra le mani con Fountain of Youth – L’eterna giovinezza una sceneggiatura, quella firmata dal non certo esaltante James Vanderbilt, che poco ha di che spartire con il suo proverbiale mood al sapore d’indiavolata e testosteronica goliardia; costringendolo a manovrare una creatura che di fatto non gli appartiene e che riesce indirettamente a dar vita a quella che, senza alcun dubbio né remora, appare la sua peggior registica performance dai disgraziati tempi in cui venne Travolto dal destino di quell’inconcepibile remake dell’esotico cult wertmülleriano. Va detto che il nostro ci prova e a sprazzi ci riesce pure a mantenere un certo ritmo così come una certa verve che ricordano, seppur alla lontana, il suo proverbiale touch — o meglio Snatch — magico; finendo pur tuttavia per collassare sotto il peso di un carrozzone che puzza di già (stra)visto a ogni singola inquadratura. Un giocattole ben poco esaltante che non riesce a non annichilirsi del tutto al cospetto di un epilogo che, tra una CGI tra le più indecorose viste nei già di per sé indecorosi ultimi tempi e una sciatteria narrativa (in)degna persino di una puntata di Dora l’esploratrice, più che al cospetto di un sano e onesto pop corn movie ci da la desolante idea di avere a che fare piuttosto con prodottino usa-e-getta da consumarsi preferibilmente con succo di prugne e una galletta di farina di grillo. Che, detto tra noi, è comunque decisamente più gustosa e appagante di questo loffio e scalcinato divertissement fuori tempo — e genere —massimo.