Frankie Freako
2024
Frankie Freako è un film del 2024, diretto da Steven Kostanski.
Presentato al TOhorror Fantastic Film Fest in anteprima italiana, Frankie Freako parla di Conor (Conor Sweeney), uno yuppie degli anni Ottanta monotono, pantofolaio, e ossessionato dal lavoro. “Quadrato”, come lo definisce la moglie Kristina (Kristy Wordsworth). Una notte appare in televisione lo spot della hotline di Frankie Freako, uno strambo esserino alieno che promette il party più soddisfacente della vita. Conor ne rimane ossessionato e, pur di dimostrare di saper essere divertente, chiama il numero. Fanno la loro comparsa il rockeggiante Frankie Freako e i suoi amici: la pistolera Dottie Dunko e Crunch, un inventore mezzo cyborg. Nell’arco di un weekend, i tre freaks spaziali sconvolgono la vita di Conor, distruggendogli casa e sottoponendolo a scherzi letali, fino a compiere un viaggio intergalattico attraverso la linea telefonica. Kostanski cala ancora una volta lo spettatore nel suo mondo grottesco e delirante. Dopo il bellissimo Psycho Goreman, che omaggiava il cinema slasher infarcendolo di ironia macabra, il regista canadese si sposta sulla commedia fantastica.
L’omaggio ai film degli anni Ottanta/Novanta con protagoniste (o antagoniste) piccole creature è lampante fin da subito: Gremlins, Critters, Ghoulies, Non aprite quel cancello e Piccoli mostri abitano tutti in questo film, attraverso i pupazzi e un tipo di comicità per nulla buonista. Ma nonostante tutte queste ispirazioni il film riesce ad avere una sua identità. I nostri goblinoidi spaziali, grazie alla loro natura scherzosa ma estrema, risultano subito simpatici. Menzione d’onore, a rischio spoiler, per il cattivo: Freaklors President Munch, che incarna la passione e la bravura di Kostanski per gli effetti speciali e per il trucco prostetico. Una vera gioia per gli occhi. Il budget limitato non inficia sulla qualità del film, anzi gli conferisce un gustoso look da B-movie. Kostanski non sacrifica nemmeno la regia: non è mai piatta, gioca con le inquadrature e valorizza i personaggi. Anche nella scrittura del protagonista umano si sente una certa cura. Le gag che riguardano la vita di Conor funzionano bene; le sue interazioni coi pochi personaggi non mostruosi sono esilaranti e dimostrano l’attenzione del regista per le risorse che ha a disposizione. Pochi attori ma tutti diretti bene.
Certo, ci troviamo lontani da un film perfetto. Rimane infatti un po’ di amaro in bocca dopo la visione. Si ha quella fastidiosa sensazione che manchi qualcosa. Se Psycho Goreman era senza freni, con Frankie Freako si poteva osare decisamente di più. È proprio la sua natura parodistica a fargli un piccolo sgambetto, imbrigliandolo in una struttura prevedibile. Per quanto visivamente suggestiva, nella seconda parte del film cattiveria e anarchia risultano diluite. Non si arriva mai a un momento di totale soddisfazione, come fosse un orgasmo interrotto. Un po’ più di gore, far impazzire di più Conor o anche solo mostrarci la follia dei Freaks a briglia sciolta avrebbe dato al film quella spinta necessaria per diventare un piccolo cult. Kostanski non fa solo un omaggio a una branca di film ormai scomparsi ma torna proprio alle sue origini. Abbandona la componente horrorifica più massiccia dei suoi precedenti lavori e crea un’opera vicina ai prodotti della Astron-6, la casa di produzione canadese nella quale il regista ha militato a inizio carriera. Un ritorno a casa segnato anche dalla presenza dell’attore Adam Brooks che, oltre ad assomigliare vagamente a Bob Odenkirk, è stata una figura importante per la Astron-6. Sembra proprio che la strada di Kostanski stia correndo sempre di più verso questo genere di narrazione grottesca, lasciando The Void, il suo film più famoso, come una parentesi più cupa e seriosa in un mare di divertente follia.