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Grand Budapest Hotel

2014
Titolo Originale:
Grand Budapest Hotel
REGIA:
Wes Anderson
CAST:
Ralph Fiennes (M. Gustave)
Tony Revolori (Zero Moustafa
giovane)

Il nostro giudizio

Grand Budapest Hotel è un film del 2014, diretto da Wes Anderson.

Gustave è un playboy impeccabile, loquace, raffinato, svelto, colto e gerontofilo. È anche il leggendario concierge del Grand Budapest Hotel, lussuoso baraccone asburgico e stazione termale.

Ha il volto melanconico e i baffetti severi di Ralph Fiennes, attore gigantesco a cui era da tempo che non capitava un ruolo così denso e intrigante. L’ottavo film di Wes Anderson è ispirato alla letteratura di Stefan Zweig ed è anche il suo primo opus a essere europeo e storico. è un film basato su di un equilibrio curioso: multi-sfaccettato e prismatico, è tuttavia ben saldo sul suo protagonista e il suo languido afflato decadente. Grand Budapest Hotel è un film compatto, agile, che non perde un colpo. Quasi miracoloso nella sua ipertrofica grazia, nel suo esser capace d’intrecciare luoghi e facce dando a tutti il giusto, saporito spazio. A partire dalla scelta d’adottare una prospettiva di racconto sovraccarica, a tratti verbosa.

Il lobby boy Zero funziona da figura vicaria e da narratore incaricato d’offrire le glorie del passato (mitteleuropeo) partendo dalla mediocrità del presente (socialista). Le parole sono sue, ma non l’energia; Gustave è un fuoco d’artificio capace da solo di far muovere quella barocca locomotiva che è questo film. Barocca certo, e pure giocattolata e autodistruttiva come tutto il cinema di Anderson, ma in tal caso pure maliziosa e, a tratti, cinica e violenta. Sullo sfondo impossibile di quest’Impero Austro-Ungarico da operetta d’Offenbach passano spettri di fascismo, di Doktor Mabuse, di sessualità perverse e di micidiali, infinite solitudini per sopravvissuti. Un’opera nera colorata di vivo rosa.