Hammer of the Gods è un film del 2013, diretto da Farren Blackburn.

Nono secolo, nel bel mezzo della guerra tra Sassoni e Vichinghi, un gruppo di nobili scandinavi si mette in viaggio alla ricerca del figlio maggiore del re morente, a cui è destinata la corona. Hammer of the Gods inizia come un ibrido un po’ caciarone tra Valhalla Rising, di cui eredita il mutismo, Game of Thrones, per i paesaggi, e un disco dei Manowar, per l’assenza totale e programmatica di sottigliezze, e va a finire come una versione barbarica di Apocalypse Now.

La prima parte – un’oretta di mazzate all’arma bianca tra sassoni e vichinghi – è un bel guilty pleasure, la seconda è prolissa e inutilmente intricata. Poteva essere un bel cappa e spada di ambientazione medievale e invece finisce per essere un pastrocchio. L’altissimo livello di testosterone lo rende un potenziale cult omoerotico in stile 300.