Her è un film del 2013 diretto da Spike Jonze.

Her è tanto bello da star male. Un film ineffabile, aereo e denso come un miracolo. Lui scrive lettere d’amore e sta solo. Lei è la voce di un sistema operativo. Marco Ferreri aveva intuito qualcosa con I Love You, ma Jonze va oltre.

A partire dalle macerie della propria relazione con Sophia Coppola, Jonze crea il Love Story dell’era della condivisione. Un amore senza fine che risuona di sottili inquietudini e disperazioni. Jonze mette in scena il fantasma isolazionista che abita i nostri  desideri e finalmente porta alla luce l’incubo definitivo: una relazione priva di relazione, sesso senza sesso. Il dramma è che siamo ancora umani, troppo umani. E per tanto troppo poco per macchine che invece sono sofisticate e complesse e che non hanno alcuna voglia di essere limitate a un solo utente.

La portata politica, filosofica ed epistemologica di Her sarà compresa compiutamente solo nel prossimo futuro. Per ora limitiamoci a constatare, com’era accaduto con Videodrome nel 1982, che è finalmente arrivato il film che documenta con estrema fedeltà uno stato di transizione della nostra percezione. Her è il film che Marshall McLuhan sognava mentre scriveva Gli strumenti del comunicare. Her è il cinema del presente. Oggi. Per sapere esattamente dove siamo. Capolavoro. Capolavoro. Capolavoro.