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Her Body

2023
Titolo Originale:
Její telo
REGIA:
Natálie Císarovská
CAST:
Natalia Germani (Andrea)

Il nostro giudizio

Her Body è un film del 2023, diretto da Natálie Císarovská.

Il suo corpo. Già il titolo indica chi è il vero protagonista, nel film che racconta la storia incredibile di Andrea Absolonová: grande promessa del nuoto nella Repubblica Ceca degli anni Novanta, in procinto di entrare nella squadra olimpica, durante un tuffo riporta un grave incidente alla spina dorsale e riesce a malapena ad evitare la sedia a rotelle, ma deve ritirarsi dall’attività agonistica. Cambia lavoro e nome: diventa Lea De Mae, forse come i più la ricordano, ovvero una delle maggiori stelle della pornografia ceca all’inizio del Duemila. Anche questo, però, non durerà molto: la giovane viene colpita da un grave forma di tumore al cervello e lascia il nostro piano dell’esistenza nel 2004, a soli 27 anni. Una vita assurda e sfortunata, ma anche fortemente caratterizzata, perché Andrea fu una ragazza che visse due volte: prima come tuffatrice e poi come pornodiva, incarnò due stelle ma entrambe si bruciarono presto. Il film che racconta la sua vita, Her Body, finora inedito in Italia arriva ora in DVD meritoriamente distribuito da Blue Swan.

Pronti via, subito biopic sportivo: c’è la ragazza, interpretata da Natalia Germani, che si allena compulsivamente, controlla l’alimentazione, non si concede svago che non sia qualche brano punk rock dei Clash o Nirvana sparato nelle cuffie. Vicino a lei c’è la sorella, meno impegnata, che si accomoda sul gradino inferiore, e un fotografo che realizza scatti sportivi intavolando una tensione sessuale con la campioncina, senza che accada nulla se non una leggera distrazione. Poi, appunto, l’incidente: anche qui il racconto rispetta le tappe del genere, rappresentando il “fattaccio” (un tuffo da cui Andrea non risale più) con la successiva degenza ospedaliera, sino al quadro clinico fatale che la priva dell’amato sport. Sei fortunata che puoi camminare, le viene detto. Ma lei deve trovarsi altro da fare… Ed è qui che la parabola acquista un particolare interesse, almeno per noi: retrocessa a cassiera al supermercato, la protagonista trascorre una notte bollente col fotografo (adesso sì) e al risveglio scopre che la sua specialità sono le foto hard. Chiede di lavorare con lui. In altri termini Andrea sfrutta il suo corpo stentoreo, quello che la portava a tuffarsi come fosse bionica, e lo converte in un altro settore che ugualmente lo prevede come strumento di lavoro: la pornografia. Essendo negli anni Novanta siamo al porno da brazzers, naturalmente, non c’è alcuna consapevolezza e si propugna una pornografia classica e primitiva, riversata nelle VHS sul retro delle edicole: il fine è solo l’onanismo, gli sketch allestiti prima di scopare sono oltre il ridicolo.

Da parte sua, Andrea con lo stage name di Lea De Mae vince facile: è bellissima, ha un fisico minerale, si districa coi rozzi pornoattori tra sperma finto e caricature di fantascienza. La regista Natálie Císarovská, che viene dal doc e si vede, ha la buona idea di rispettare entrambi gli universi: la competizione dello sport e l’industria della masturbazione, tanto che Andrea-Lea si dice realizzata nel mondo a luci rosse, che le ha dato ciò che il nuoto le ha tolto sia a livello economico che psicologico, visto che da tutti è desiderata. Meno convinti sembrano i genitori, per i quali è la vergogna della famiglia… Il problema semmai è che il mondo del porno poteva essere inscenato meglio, nei suoi punti nevralgici, per esempio come chimera per tante ragazze nella Repubblica Ceca di fine millennio ormai avviata al capitalismo; si poteva suggerire la rudezza di certi meccanismi, invece di mostrare i set porno come una barzelletta in cui sono tutti mediamente idioti. Era un’industria anche quella, magari erano stronzi ma non cretini… Siamo lontani dall’analisi stratificata offerta in Pleasure. Il film evita accuratamente i nudi integrali e interviene con stacchi e dissolvenze, producendosi nelle sequenze più estreme con l’attrice porno Alexis Crystal come controfigura. A ogni modo, il tutto rimane equilibrato e non si cade nel moralismo, evitando di collegare il cancro della protagonista alla militanza nel porno: è semplicemente il suddetto corpo che giunge a una terza fase, quella finale della breve vita. Ma troppo equilibrio è anche un limite perché rende il biopic a tratti “perfettino”, con la materia a disposizione si poteva accendere un fuoco più alto. A margine: la prova della magnifica protagonista Natalia Germani da sola vale la visione.