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Hold Your Breath

2024
Titolo Originale:
Hold Your Breath
REGIA:
Karrie Crouse, Will Joines
CAST:
Sarah Paulson (Margaret)
Alona Jane Robbin (Ollie)
Amiah Miller (Rose)

Il nostro giudizio

Hold Your Breath è un film del 2024, diretto da Karrie Crouse e Will Joines.

C’è stato un momento in cui Sarah Paulson, attrice nata in Florida, oggi cinquant’anni esatti, ha deciso di buttarsi nel cinema di genere: per la verità nei primi ruoli anni Novanta c’era già la serie televisiva American Gothic, ma poi aveva oscillato tra la commedia popolare e l’indie autoriale, fino alla svolta di American Horror Story dal 2011 in poi. Continuando ad alternare progetti cosiddetti “alti” (12 anni schiavo, The Post) all’arena dei titoli di genere, è per questi che Sarah si è ormai imposta definitivamente diventando un volto imprescindibile del thriller-horror più dislocante. Pensate all’infermiera spietata di Ratched, oppure alla mamma con figlia paralitica di Run… La Paulson, del resto, ha dimostrato la capacità prismatica di cambiare fluidamente ruolo vestendo un po’ tutti gli archetipi del genere, dalla psicotica assassina fino alla vittima, dalla killer alla scream queen… Evidentemente la sua figura austera e severa, il fisico asciutto e il volto magro, segnato dagli occhi neri illeggibili, sono in grado di seminare sia inquietudine che protezione, pericolo come salvezza. E qui si arriva alla scelta come protagonista di Hold Your Breath, il film co-diretto da Karrie Crouse e Will Joines, presentato a Toronto 2024 e poi rilasciato direttamente in streaming sulla piattaforma Hulu, da noi disponibile su Disney+.

Un film che non avrebbe sfigurato nel dossier Deserti Rosso Sangue (Nocturno n. 232). Il titolo di lavorazione era Dust, semplicemente, ossia polvere: è infatti ambientato durante la Dust Bowl negli anni Trenta, cioè nel deserto dell’Oklahoma che fu colpito – realmente – da siccità e tempeste di sabbia che devastarono i piccoli centri, con conseguenze nefaste non solo per i raccolti ma anche per gli abitanti. Sulla terra riarsa vive Margaret (Paulson), che lavora insieme alle due figlie, la grande Rose (Amiah Miller) e la piccola Ollie (Alona Jane Robbin), resa sordomuta dalla scarlattina. E c’è l’ombra di una bimba più piccola, Ada, perduta proprio a causa della malattia. Con loro solo una mucca senza latte. Il marito è lontano: si è trasferito altrove per accettare un impiego operaio, ma la donna ha scelto di non seguirlo. Quando il racconto si apre la stessa Margaret è preda di incubi e visioni, legati alla scomparsa della prima figlia. Piombando nella realtà, invece, una sorella legge all’altra una storia di paura: è la leggenda del Gray Man, l’uomo grigio, che dopo aver sterminato la famiglia perisce in una tempesta di sabbia e ora può possedere i corpi delle vittime e manipolarli. Intanto la furia della tempesta continua a soffiare, rendendo la casa (forse) unico rifugio; mettiamoci anche che una sera Margaret sorprende uno straniero nel granaio, tale Wallace (Ebon Moss-Bachrach), che sostiene di essere un predicatore inviato dal marito per controllare la famiglia…

È un horror particolare, Hold Your Breath. Prima di tutto perché pone come antagonista principale il vento, ovvero un agente atmosferico, che diventa il vero mostro da affrontare e sopravanzare: un’impostazione concettuale che, consapevole o meno, ricorda il cinema d’autore più sperimentale che dal vento fu ossessionato, come Joris Ivens che tentava di catturarlo in Io e il vento. Ma c’è stato anche un horror, il sottovalutato The Wind di Emma Tammi, che poneva l’alito di Eolo come prodromo dell’ingresso del demonio nelle mura domestiche. Proprio qui cercano rifugio Margaret e le ragazze, con rimando inevitabile al lockdown anti-Covid (per proteggersi dalla sabbia indossano delle maschere), muovendosi sul tessuto molle del reale, dov’è arduo stabilire se l’uomo di sabbia esista davvero. La storia trova la sua potenza nell’ambientazione, l’immenso sfondo western dell’Oklahoma ricostruito in New Mexico, e si sostiene sulle prove delle attrici di ogni età, con la Paulson che trova la linea di saldatura tra le due facce di genere, la madre coraggiosa e la donna che scivola nella follia… Nel secondo segmento il film si sgonfia e procede secondo stereotipi, fino alla prevista tempesta finale, e l’altrettanto ovvio slancio per le nuove generazioni, ma appare comunque doveroso concedergli l’onore delle armi.