Il lago di Satana
1966
Il lago di Satana è un film del 1966, diretto da Michael Reeves.
L’horror gotico Il lago di Satana (1966) è uno dei quattro film di Michael Reeves, regista britannico morto a soli 25 anni, diretto dopo Il castello dei morti vivi (a più mani) e prima di Il killer di Satana e Il grande inquisitore. Conosciuto anche come La sorella di Satana o She beast (titolo originale), è una co-produzione italo/inglese, in cui la quota italiana è minoritaria e limitata per lo più al cast tecnico: del gotico nostrano possiede il canovaccio e la presenza dell’icona Barbara Steele, che scompare però dopo mezzora per tornare solo nelle due scene finali (a testimonianza del carattere low-budget dell’opera), ma il punto forte del film è la sua atmosfera straniante. Girato in Jugoslavia con pochi mezzi, ha come protagonisti una coppia di sposini inglesi (la Steele e Jan Ogilvy) che si recano in viaggio di nozze in Transilvania: appena arrivati in hotel, vengono avvertiti dall’anziano conte Von Helsing che due secoli prima una strega fu uccisa e gettata nel lago, dopo aver lanciato una maledizione. A causa di un incidente, la coppia precipita nel lago maledetto, e invece della donna viene ripescata la vecchia strega che ne ha rubato il corpo: il marito e il conte devono eliminare la creatura demoniaca e salvare Veronica.
Il consueto prologo è forse la parte più riuscita e orrori fica di Il lago di Satana: la mostruosa strega balzata dal nulla (in una scena abbastanza trash ma efficace, che si ripeterà più volte in modo simile) viene impalata e annegata dal popolo inferocito, non prima ovviamente di aver scagliato un anatema come nella migliore tradizione gotica, dal baviano La maschera del demonio in poi. Ma che si tratti di un gotico decisamente weird lo capiamo subito dopo, quando vediamo un poliziotto comunista in bicicletta e il vecchio John Karlsen dondolare sull’altalena. Karlsen, inconfondibile caratterista del bis italiano, è Von Helsing (forse il ruolo più sostanzioso della sua carriera) – ideale discendente del Van Helsing stokeriano di cui ricorda la gesta. Il nostro ammazzavampiri è però molto più imbranato del suo antenato, come tutti i personaggi del film. Punto di forza sono, più che la vicenda, alcune bizzarre variazioni sul tema: il lago come fulcro della maledizione (ricordiamo anche il ben più riuscito Un angelo per Satana di Mastrocinque), il carattere a volte semi-parodistico e i continui riferimenti alla satira politica. L’aspetto horror (rozzo ma efficace il make-up dell’orribile strega, anche se pochissime le scene di sangue) convive con l’ironia di personaggi grotteschi quali il suddetto Karlsen, il viscido oste (il cormaniano Mel Welles) e il camionista Ennio Antonelli, che danno vita a continue battute su comunismo e capitalismo (troviamo anche una falce e martello per terra), ma senza velleità di critica sociale.
Hanno quindi buon gioco gli imbranati poliziotti, soprattutto nel comico inseguimento fra l’automobile gialla e il furgone: una scena pazzesca che sembra uno sketch di Benny Hill, con tanto di musichetta e uomini in moto che si muovono velocizzati. È lo sfociare naturale dell’atmosfera semi-seria respirata per tutto il film – viene da chiedersi se questo umorismo fosse più o meno voluto. Il tutto ambientato in location poverissime che sanno molto di western alla Fidani. Il lago di Satana è un film che diverte, più che far paura o suggestionare: oltre al prologo, la scena più inquietante è l’uccisione di Welles nella chiesa abbandonata, mentre le apparizioni della strega hanno un carattere decisamente grottesco e il poco sangue che si vede è di un rosso vivo e irrealistico alla H.G. Lewis. Da notare la presenza di Lucretia Love in una piccola parte, una ragazza che subisce un tentativo di stupro da parte di Welles.