Il ministero della guerra sporca
2024
Nonostante l’opinione del buon Tarantino, non tutti i Bastardi rimangono Senza Gloria. Quelli di Guy Ritchie, ad esempio, gloriosi lo sono eccome; a maggior ragione se, poetiche licenze a parte, strizzano l’occhiolino a una delle Suicide Squad più cazzute e improbabili della Seconda Guerra Mondiale. Anche perché, almeno stavolta, parrebbe quasi tutto vero. Beh, diciamo quasi… Attingendo a piene mani dalle rocambolesche e ormai desecretate avventure dei tostissimi (anti)eroi celati dietro al misterioso Special Operations Executive britannico – approfonditamente narrate da Damien Lewis nel romanzo Churchill’s Secret Warriors: The Explosive True Story of the Special Forces Desperadoes of WWII –, lo scalmanato cineasta di Sua Maestà torna a trastullarsi con il bellico testosterone a nemmeno un annetto dalla drammatica lotta per la sopravvivenza fra le insidiose lande afgane di The Covenant, imbastendo con Il ministero della guerra sporca un goliardico e personalissimo reimagining a tinte post pulp di quella gloriosa Operazione Postmaster attraverso cui un manipolo di coraggiosi e mal assortiti Avengers ghiotti di pudding riuscì a scombinare per benino le nautiche carte del nevrastenico zio Adolf.
Siamo infatti nel caldissimo 1941 e mentre la piovosa isoletta di Re Giorgio VI, così come gran parte del Nord Atlantico, si trova schiacciata dalla supremazia dell’allegro Club della Svastica, lo stoico e tabagista Primo Ministro Sir Winston Churchill (Rory Kinnear), grazie alla complicità del Generale Gubbins “M” (Cary Elwes) e di un giovane Ian Fleming (Freddie Fox), in gran segreto dall’ostile Parlamento britannico già pronto a calare le brache dinnanzi all’hitleriano ultimatum si prepara a orchestrare un rischiosissimo progetto per sabotare le operazioni di rifornimento dei micidiali U-Boot tedeschi. A tal proposito si deciderà quindi di arruolare il misterioso Gus March-Phillipps (un baffuto e gigionissimo Henry Cavill) con un compito tanto arduo a dirsi quanto a farsi: assemblare una sporca mezza dozzina d’implacabili Gentlemen con cui assaltare e distruggere la nave d’appoggio italiana Duchessa d’Aosta e le sue natanti consorelle ormeggiate nei pressi dell’isola Fernado Po, al largo delle torbidissime acque dell’Africa occidentale. Tirati dunque a bordo il giovane Henry Hayes (Hero Fiennes Tiffin), lo scaltro Uomo Rana Freddy Alvarez (Henry Golding), il possente Orso Danese Andres Lassen (Alan Ritchson) e liberato dalle crucche galere il fido Goffrey Appleyard (Alex Pettyfer), questa azzardatissima e surreale Operation Fortune avrà finalmente modo di partire; mentre la fascinosa attrice Marjorie Stewart (Eiza González) e l’elegante businessman Richard Heron (Babs Olusanmokun) verranno inviati sotto copertura direttamente in loco per tenere a bada il crudele comandante delle SS Heinrich Luhr (Til Schweiger).
Pur senza sfiorare l’epica violenza dello splendido Sisu – L’immortale né tantomeno la poetica neo western dell’ottimo Blood & Gold, Il ministero della guerra sporca riesce comunque a imboccare i già tracciati e ben rodati binari dello stramaledettissimo treno blindato di castellaniana memoria, condensando, in un paio di ipercinetiche e scanzonate orette, citazioni e ammiccamenti più o meno divertenti – e divertiti – che, da Casablanca a I cannoni di Navarone passando per Aldrich, Peckinpah e gli inevitabili Ingloriosi Bastardi tarantiniani, alla fin della fiera mostrano di voler e saper unire un dilettevole entertainment alla sempre utile aneddotica della Storia. Certo, il puzzo di déjà-vu si fa sentire bello forte, così come la consapevolezza di quanto tutto sia già stato visto, sentito e soprattutto filmato; malgrado la ridanciana joie de vivre e il macho savoir-faire del caro Ritchie riescano a fare il proprio sporco lavoro senza troppa infamia né eccessiva lode. Ma d’altronde, com’è che si dice? Niente nuove, buone nuove, giusto?