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Il regno del pianeta delle scimmie

2024
Titolo Originale:
Kingdom of the Planet of the Apes
REGIA:
Wes Ball
CAST:
Owen Teague (Noa)
Freya Allan (Mae/Nova)
Kevin Durand (Proximus Caesar)

Il nostro giudizio

Il regno del pianeta delle scimmie è un film del 2024 diretto da Wes Ball.

Probabilmente dopo la clamorosa chiusura della precedente trilogia reboot con The War – Il ianeta delle scimmie non sentivamo questa impellente necessità di rispolverare il franchise e tornare a narrare una nuova parentesi di questo mondo post Cesare, ma il beneficio del dubbio è un valore grandissimo quando qualcuno vuole tentare l’ennesima incursione. È stato segnato un percorso, ora è curioso sapere se la nuova produzione saprà omaggiare o meno a dovere ciò che è stato seminato, oppure mandare tutto all’aria puntando su altro. Il regno del pianeta delle scimmie in tal senso tenta una duplice strada: da una parte riprendere l’eredità tecnica della motion capture che aveva fatto parte del grandissimo successo dei precedenti tre film, grazie al solito Andy Serkis in stato di grazia a coniugare fisico e pratico, per poi cercare di allargare i confini narrativi e qualitativi per arrivare ad un pubblico maggiore. Questo si dimostra grazie alla scelta di ambientare il film circa 300 anni dopo la morte di Cesare e vedere cosa sta succedendo alle scimmie ora libere di vivere ed esprimersi, dato che con la nuova variante del virus, ora gli umani hanno perso tutte le capacità intellettive come la stessa parola.

Vediamo dunque questo lontano futuro dagli occhi di Noa, giovane scimmia che si avventura nelle terre fuori dai limiti imposti da suo padre, capo di una piccola tribù, proprio quando i suoi simili vengono attaccati e catturati da Proximus, scimmia potente e feroce che usa gli insegnamenti lasciati da Cesare per seminare il terrore e costruire un grande sogno: non più tante piccole tribù di scimmie diverse, ma un unico e grande regno, esattamente come fu l’Impero Romano, capitolo storico che Proximus ama, tanto da volerlo ricostruire sotto il vessillo delle gesta di Cesare. Le cose cambiano per Noa quando incontra una giovane ragazza che riesce a parlare e a ragionare. Questo è un segno che gli effetti del virus sugli esseri umani sta svanendo e gli stessi adesso reclamano il proprio passato. Se in The War – Il pianeta delle scimmie il punto cardine del film era un discorso lungo e raffinato sulla parola, sull’esistenza di qualunque essere che riesca a proferire voce e pensieri (mentre gli umani la perdevano), ne Il regno del pianeta delle scimmie, il cuore sembra proprio un intricato discorso legato alla memoria, al valore che ognuno di noi può dare ad essa. Se le scimmie hanno nella memoria un passato da animali in gabbia, gli umani ne hanno un altro dove regnavano sulla Terra. Se gli umani dovessero riproporsi, quale delle due specie sopravviverà e quanto c’è di giusto in questo comportamento?

Il franchise reboot del Pianeta delle scimmie non si è mai preoccupato di tratteggiare i personaggi umani con i loro peggiori difetti, a racchiudere una certa idea satura riguardo l’individualismo e diretto egoismo. Ecco dunque che la nuova visione di questo film, che sfrutta i suoi protagonisti “adolescenti” per tentare la strada del coming of age, vorrebbe tenere un ritmo che si focalizza tutto sul confronto tra questi due giovani personaggi, di due mondi diversi, forse vicini ad un nuovo scontro. I temi sono importanti e il film si riempie la bocca di tantissime qualità narrative, ma il problema si pone nel modo in cui si vuole arrivare a questi obiettivi. La qualità della sceneggiatura dunque brilla solo per la fine dei discorsi pronunciati, rendendo difficile la progressione che porta a quegli eventi. Nulla da dire sulla resa estetica, che sa regalare ancora scorci e sforzo tecnico impressionante. A non convincere dunque è tutto il contesto narrativo, che volge lo sguardo ai necessari sequel per completare la storia e rispondere ai tanti misteri seminati in questo film. Il regno del pianeta delle scimmie dunque guarda al passato e ragiona sulla memoria per costruire il suo futuro. Per ora è solo uno scheletro privo di organi. Bisognerà capire come e in che modo questi verranno creati e tenuti in vita.