Into the Dark – Pure
2019
Pure è il dodicesimo episodio della serie antologica Into the Dark, diretto da Hannah Macpherson.
Siamo dunque giunti alla fine di questa prima stagione della serie televisiva targata Blumhouse Into the Dark. Prima e non ultima, dato che Hulu, il mese scorso, ha confermato il rinnovo del prodotto per un altro anno, con tanto di season premiere già fissata per il prossimo 4 ottobre. Inutile ribadire la natura altalenante di questa prima annata, anche se gli spunti e le sorprese non sono certamente mancate. Pure, ultimo episodio di questa antologia horror, conferma in gran parte i meriti, ma anche i limiti, della maggior parte dei suoi predecessori. Innanzitutto la prospettiva: usare le varie festività per sfruttarle in chiave ossimorica e soprattutto per gettare uno sguardo sulla realtà sociale odierna. Come l’episodio precedente (School Spirit), e forse anche di più, Pure si presenta come un horror d’ispirazione antropologica, quindi più radicato nella realtà di quello che il genere di solito tende ad essere, ma con elementi che invece sono propri della sua espressione più classica.
Non molti probabilmente hanno mai saputo dell’esistenza del Daughter’s Day, una ricorrenza che viene osservata in diversi paesi del mondo e che ha come scopo non solo quello di celebrare la figura della figlia, in netta opposizione all’antica tendenza di festeggiare esclusivamente la nascita di un erede maschio, ma anche di dedicare la giornata ai diritti che le donne hanno acquisito e devono ancora acquisire all’interno della società. La sceneggiatura scritta da Hannah Macpherson, regista dell’episodio, effettua dunque un ribaltamento morale della festività stessa, ambientandola in un ritrovo religioso dove delle ragazze sono accompagnate dai padri a prestare un giuramento di purezza. Shay, la protagonista, arriva lì per la prima volta subito dopo aver ritrovato suo padre, Kyle, e aver conosciuto la sorella che non sapeva di avere, Jo. Presto il carattere fanatico di questa congrega, capitanata dal carismatico pastore Seth, verrà allo scoperto; inoltre Shay e le sue compagne si renderanno “colpevoli” del risveglio di un antico spirito proveniente dalla notte dei tempi. Siamo dunque davanti, come già detto prima, a due differenti tipi di orrore. Impressionante è il tempismo con cui questo episodio si è inserito nel discorso aperto da Midsommar in tema di sette e gruppi religiosi: infatti non mancheranno dei tratti comuni, come ad esempio l’outfit delle promesse vergini, molto simile a quello delle aspiranti regine d’estate del film di Ari Aster.
Infine citazioni e richiami, accennati o più che chiari, apprezzabili come una scena di vendetta à la Carrie o evitabili come il ghigno demoniaco già visto in Obbligo o verità. Dettagli a parte, Pure pecca solamente di scarsa crudeltà: quella che dovrebbero avere, per esempio, i fanatici villain (che altro non sono che i padri delle protagoniste) nel loro modo di imporre il paternalistico verbo (rigorosamente con la “v” minuscola). Il ribaltamento morale che invece contraddistingue l’entità sovrannaturale è un elemento positivo, non comune e catartico come il finale che riconsegna allo spettatore il vero messaggio che la storia vuole ispirare. Non molto dissimile nelle conclusioni da precedenti episodi come Treehouse o Down, questo ultimo capitolo della stagione rimette al centro le donne come gruppo sociale capace, se unito, di sovvertire una realtà culturale a loro avversa. In realtà, se si va a ritroso, ci si rende conto che uno dei più grandi meriti di Into the Dark è proprio quello di aver costruito personaggi femminili forti e interessanti: uno sforzo che prodotti seriali molto più blasonati non mai sono riusciti a compiere.