Jason Bourne
2016
Jason Bourne è un film del 2016, diretto da Paul Greengrass
Il cinema è azione, immagine in movimento, e tra i cineasti contemporanei quello che più ha saputo raccogliere questa lezione è Paul Greengrass. Il suo è un cinema fatto di stacchi, ritmo e composizione mobile, che all’interno dell’action realizza una fotografia del mondo contemporaneo. Il suo lavoro sul personaggio Jason Bourne, creato dallo scrittore Robert Ludlum, ne è un perfetto esempio. Arrivato in corso d’opera, al capitolo secondo della saga, ha dato fuoco alla miccia di un film tradizionale, innescando una saga dallo stile personale e visionario. The Bourne Supremacy e soprattutto The Bourne Ultimatum, con i suoi stacchi e le sue inquadrature scentrate e mobili, ne sono la dimostrazione. Un successo di pubblico e critica. La spia smemorata diventa la perfetta metafora di un mondo in profondo cambiamento. Senza le pesantezze di un dramma parlato, la saga action racconta una (ir)realtà che vuole rimuovere la Guerra fredda e le sue aberrazioni, incapace però di leggere il nuovo assetto geopolitico. «Chi sono?» si chiedeva Jason Bourne all’inizio di The Bourne Identity uscito nel 2002 all’indomani dell’11 settembre. «Ora mi ricordo tutto» dice all’inizio di Jason Bourne, quinto capitolo della saga (contando lo spin off con Jeremy Renner), uscito all’indomani dell’esplosione del terrorismo diffuso che coinvolge fazioni religiose, criminalità finanziaria e crisi della politica tradizionale.
La spia smemorata, l’uomo trasformato in un killer della Cia, ha finalmente capito chi è, o almeno lo crede. Non a caso Jason Bourne porta il suo nome – quello del suo alias operativo -, dimostrandone una nuova identità pronta all’azione. E che azione! La prima lunga sequenza action del film è ambientata durante una protesta di piazza in Grecia: un compendio di adrenalina pura, tra vicoli e persone, piazze e vicoli, terrazze e scalinate. Un’esplorazione spaziale di enorme spettacolarità, che si fa strada nella città, sia in orizzontale sia in verticale, non lesinando spari, esplosioni e impatti emotivi. E senza bisogno di sprecare una parola in più del necessario. Siamo ad Atene, la gente è in piazza, intanto gli agenti di un’istituzione straniera fanno il loro comodo per mettere a tacere le proprie nefandezze, chiusi in un quartier generale a migliaia di chilometri di distanza. Poi si va avanti con agenti sul campo e killer, strateghi e hacker. C’è la tecnologia di oggi e i sistemi di una volta. C’è il passato (rappresentato dal vecchio Tommy Lee Jones) e il presente (Alicia Vikander) dove comprensione ed empatia si trasformano in un’arma (a doppio taglio). C’è bisogno di aggiungere altro? Sì, che nel frattempo il pubblico soffre e “si diverte” per le sorti dell’eroe. Punto.
Si potrebbe eccepire che Jason Bourne ecceda nell’allungare l’azione e che pretenda dal pubblico la conoscenza dei capitoli precedenti per godere appieno dell’impatto emotivo. Forse, ma non è questo il cinema contemporaneo? E Paul Greengrass lo sa bene, tanto da cambiare struttura. Se i primi capitoli si rifacevano agli spy movie classici, il nuovo corso di Bourne (come già aveva sperimentato 007 in Skyfall) cambia registro e va a sfruttare il paradigma del cinecomic. Nemesi, morte dei genitori e ferite originali per spiegare le origini del personaggio. Perché Jason Bourne è a tutti gli effetti un alter ego e la struttura del cinecomic è quella che più si adatta ai tempi che corrono. Chi ha creato chi? Chi controlla i controllori? Come siamo arrivati a questo? Al di là della moda, nessuno come Greengrass ha capito questo assioma e lo sfrutta, ancora una volta senza spiegoni o forzature, per unire il cinema di intrattenimento alla fotografia delle paure che ci circondano. Come già in United 93, in Green Zone, in Captain Phillips – Attacco in mare aperto, film spettacolari, quasi degli “instant movie”, ma universali e perfetti da lasciare ai posteri. La contemporaneità che si fa action. Perché il cinema è azione, immagine in movimento, e chi meglio di Paul Greengrass?