Jeepers Creepers: Reborn
2022
Jeepers Creepers: Reborn è un film del 2022, diretto da Timo Vuorensola.
I mostri esistono? O meglio: i mostri esistono ancora? Fosse stata posta nel pieno dei gloriosi anni ’80, quando gentaglia come Jason Voohrees, Michael Mayers, Freddie Krueger, Cucky e Pinhead affollavano gloriosi e orgogliosi i grandi e piccoli schermi, una domanda del genere sarebbe risultata quantomeno inopportuna. Già a un decennio di distanza, tuttavia, quando gli affannosi boccheggi di Leprechaun, Wishmaster e Candyman arrancavano faticosamente verso la fine del Primo Millennio, la risposta avrebbe già potuto apparire decisamente più incerta. Ma oggi, giunti ai disgraziati anni ’20 del Ventunesimo secolo, possiamo affermare, non senza un profondo rammarico, che i veri spauracchi cinematografici 3.0 si possono tristemente contare sulle due sole dita di una mano. Si perché, escludendo quell’energumeno assassino di Victor Crowley protagonista della succulenta saga di Hatchet, l’unica vera fonte di filmici incubi capace di superare quasi del tutto indenne il crollo delle Torri Gemelle e l’altrettanto traumatica presidenza Bush Jr. non può che essere il solo e unico Creeper. Lui, feroce e demoniaca mostruosità alata in cappellaccio nero e tench di pelle che, risvegliandosi dal suo immondo letargo ogni ventitré anni per ventitré giorni, a bordo del suo scalcinato e letale furgoncino si dà alla più sfrenata caccia di organi umani con cui saziare la sua ormai ultrasecolare fame, seminando morte e terrore nel desolato e polveroso sud degli Stati Uniti. Lui, unico, autentico e immortale mostro sacro degli anni Duemila, nato dallo strambo matrimonio fra l’autentico killer Dennis DePue e la fervida fantasia di quel loschissimo figuro di Victor Salva, colui che è passato in tempo record dall’essere il pupillo prediletto nientemeno che di Francis Ford Coppola a vorace molestatore di bambini, terrificante e pericoloso tanto quanto la sua stessa infernale creatura.
E così, a quasi ventitré anni esatti dell’immortale capostipite e ad appena cinque dal terzo sgangherato ma comunque interessante capitolo, con quel cattivone pedofilo di Salva allontanato per sempre da qual si voglia set per intraprendere la (si spera) catartica carriera di fattorino e televenditore, è toccato a quel buontempone di Timo Vuorensola lasciare a loro stessi per qualche tempo i folli nazisti on the moon di Iron Sky per prendere in mano le rischiosissime redini di Jeepers Creepers: Reborn, tentando di riavviare il franchise in assoluto più celebre e redditizio della Myriad Pictures. L’operazione si preannunciava già dal principio una vera patata bollente, tenendo conto delle ridottissime disponibilità economiche messe a disposizione dell’intera baracca e, cosa più importante, della fisiologica delicatezza dovuta alla riesumazione e al rilancio di una saga che, seppur compressa fra due ottimi alti e un solo moderato basso, gode ancora tutt’oggi di un culto profondo e decisamente ben radicato. Il risultato? Beh, basterebbe prendere quale emblematico esempio il pedestre uccellaccio renderizzato con una grafica da PlayStation 1 palesatosi a nemmeno un quarto d’ora dall’inizio per capire che ben più che qualcosina rischia di non essere andata per il giusto verso. Ma scegliendo stoicamente di proseguire nella visione, con tutta la fiducia connaturata a degli autentici fan dell’horror, eccoci catapultati nella telefonatissima (dis)avventura di Chase (Imran Adams) e Laine (Sydney Craven) – coppietta copia-carbone del fratelli Gina Phillips e Justin Long del celeberrimo primo capitolo – intenti a recarsi in quel di Jacksonville, in Louisiana, per prendere parte al rustico Horror Hound Festival, ambita manifestazione che vuole per l’appunto celebrare l’immortale e mortifero mito del fu Creeper, così come fu il tristissimo teen party a tema Cenobiti nell’ignobile Hellaraiser 8: Hellworld di Rick Bota. Sfiga vuole però che il mostracchione del malaugurio si sia nel frattempo risvegliato, pronto come non mai a rovinare la festicciola agli esagitati avventori dell’orrifico rave party – un po’ come il Leatherface a piede libero fra le giostre di Non aprite quella porta 3D –, scegliendo tuttavia di rivolgere la sua famelica attenzione proprio ai nostri due sfortunati protagonisti e agli stessi produttori della suddetta festicciola, rei di partecipare ad una stuzzicante escape room in diretta streaming in una vecchia catapecchia sperduta nel mezzo del bosco che, non si sa bene come o perché, fa subito tornare in mente quella mezza fetecchia di Halloween 8 – La resurrezione. E come se non bastasse, in tutto ciò pare esserci addirittura lo zampino caprino di una non ben precisata setta adoratrice del Creeper, la quale sembra intenzionata a sacrificare nientemeno che il fresco e fragrante pupattolo che la povera Laine ha da poco scoperto di portare in grembo. E perché, direte voi? E perché no, giusto?
Punto primo: Jeppers Creepers: Reborn non fa paura nemmeno per sbaglio, complice forse la sua evidente confezione di prodottino di serie Z – comunissima a molti “Reborn” o “Returns” di recente generazione –, assemblato con tale maldestra approssimazione al punto da poter tranquillamente gareggiare con un’ormai celeberrima zozzeria a costo sotto zero del calibro del Blood Creek di Joel Shumacher. Punto secondo: il Creeper di Jarreau Benjamin non fa la ben che minima paura nemmeno a impegnarcisi, spogliato com’è della mistica e mostruosa grandiosità incarnata dal fu Jonathan Breck e ridotto a nulla più che un miserrimo casereccio cosplay non molto diverso da quello esibito dagli sfegatati avventori dell’orrorifico festival che fa da traino all’esile storiella. Punto terzo: spiace dirlo ma, anche con tutto il bene di questo mondo, il buon Timo Vuorensola non ha né la mano né il talento di Victor Salva, incapace di creare la giusta dose di oscurità e viscerale orrore per il solo fatto di essere abituato a trattare materia filmica di ben altra natura. Ma al di là di ricadere nell’ormai abusato espediente di pigliare un mal assortito gruppetto di scalmanate prede umane per rinchiuderli nella solita casetta abbandonata a lasciarsi smembrare dal mostracchione di turno – come già accadeva per il quarto capitolo di Pumpkinhead –, ciò che procura il maggior dispiacere è il ricorso, ancora in pieno 2022, al ritrito deus ex machina di un improbabile culto esoterico che, per citare il buon Comte de Lautréamont, a maggior ragione con una lore come quella di Jeepers Creepers c’entra tanto quanto “l’incontro di una macchina da cucire e di un ombrello su di un tavolo operatorio”. Ovvero, fuor di metafora, una bella cippa di nulla. Volendo proprio abbandonarci all’effetto nostalgia, una mezza stelletta in più la si potrebbe certamente dare, ma sapendo che, come indicato nel suo stesso titolo, Jeppers Creepers: Reborn vorrebbe dare nuova linfa a questa iconica creatura, viste tali nuove premesse sarebbe forse meglio rimettere a dormire la feroce bestiola non solo per i prossimi ventitré anni, ma bensì per i secoli dei secoli avvenire.