Kick-Ass 2
2013
Kick-Ass 2 è un film del 2013, diretto Jeff Wadlow.
Il liceale – ed eroe mascherato – Kick-Ass si unisce a un gruppo di normali cittadini che sono stati ispirati da lui a combattere i criminali in costume. Nel frattempo, Red Mist progetta una vendetta che coinvolgerà tutti coloro che conoscono Kick-Ass.
Alla fine, quello che conta è la famiglia. Non importa se il film in questione mostra scene violente, ragazzine capaci di uccidere e persone che danno senso alla loro vita mettendo a rischio sé e gli altri. Tutto alla fine è giustificato dalla perpetuazione dell’istituzione familiare. Già Kick-Ass, travestendosi da film su uomini normali che indossano maschere da supereroi, rappresentava il rapporto genitori e figli e la necessità di un modello di comportamento.
Con il secondo capitolo il tema centrale, seguendo la crescita dei protagonisti, si sposta sulla necessità di trovare la propria strada. Nella ricerca di un proprio alter ego, tutti i protagonisti, giovani e non, cercano di trasformarsi in una versione migliore di se stessi, finendo per usare la maschera come alibi prima e resurrezione poi. Da questa angolazione Kick-Ass 2, pur divertendo e divertendosi, è a sua volta un film mascherato: si traveste da film politicamente scorretto (Jim Carrey avrebbe rifiutato di promuoverlo a causa dell’eccessiva violenza) ma rimane conformista. La famiglia non sarà più quella tradizionale, ma, in fondo, rimane l’unica via percorribile per evolversi. Eppure, sebbene la morale apporti un retrogusto amaro, non riesce a rovinare lo spettacolo. Jeff Wadlow (Nickname: Enigmista) infonde ritmo e ironia, trasformando l’eccessiva violenza in grottesco paradigma sulla giustizia che ogni giorno vorremmo reclamare, ma per fortuna scegliamo di non imporre.
Non a caso, il vero villain è l’ape regina della scuola, Brooke, rappresentazione di un male reale e imbattibile, e non l’inetto Chris D’Amico, alias The Motherfucker, supercattivo figlio di mammà. Spicca poi, come già nel primo capitolo, l’eroina Mindy/Hit-Girl perfettamente incarnata dalla sempre più magnetica Chloë Moretz. Se volete una riflessione sull’identità della maschera, preferiamo Super (James Gunn, 2010), ma se volete divertirvi con sangue, vomito e buoni propositi, allora prendete posto in sala.