La casa di Jack
2018
La casa di Jack è un film del 2018, diretto da Lars von Trier.
Dopo il dittico Nymphomaniac, Lars von Trier torna con un nuovo film molto atteso. Presentato come un susseguirsi di scene ultra-violente e insostenibili, La casa di Jack è un capolavoro, un film monumentale e allo stesso tempo intimo, intriso di umorismo nero, dubbi e domande. Si svolge negli Stati Uniti degli anni ‘70, per un periodo di dodici anni. Un uomo, Jack (Matt Dillon, impressionante dall’inizio alla fine), attraversa cinque episodi. Il film è strutturato in capitoli (“incidenti”, che significano omicidi). La storia è vissuta dal punto di vista di Jack, una persona tanto brillante quanto mostruosa, inquietante e tormentata. Considera ogni omicidio come un’opera d’arte. Nel corso del film, scopriamo i problemi personali di Jack, entriamo nei suoi pensieri attraverso una sua conversazione con un estraneo, Verge. Un mix grottesco di sofismi, autocommiserazione quasi infantile e spiegazioni dettagliate delle manovre pericolose e difficili di Jack. È facile vedere La casa di Jack come un autoritratto di Lars von Trier, in cui il crimine è paragonato a un atto creativo. Questa lettura è incoraggiata dal regista che più volte ha presentato il film come un atto processuale speciale. E torna – senza scuse – sui suoi errori, dopo la celebre conferenza stampa di Melancholia, nel 2011, che lo portò a essere escluso dal Festival di Cannes (come uno studente troppo turbolento) per sette anni. Ma sarebbe riduttivo giudicare La casa di Jack, sull’unico metro della provocazione.
Questo nuovo film LVT sorprende continuamente per la sua ispirazione folle, ma propone anche una riflessione “vertiginosa” sulla creazione e il male. All’inizio del 2014, von Trier aveva deciso che il suo prossimo progetto sarebbe stato un film sull’inferno. Dopo lunghe ricerche sulle diverse rappresentazioni e significati dell’inferno, concluse che la vera domanda che lo interessava non era il motivo per cui qualcuno viene condannato all’inferno, ma perché è mandato all’inferno. Questo è il motivo per cui il lavoro preliminare lo ha portato a documentare vari casi di assassini psicopatici e serial killer e a condurre al personaggio centrale di Jack – mentre tutti i film di Lars von Trier, da Le onde del destino del 1996, hanno avuto donne come protagoniste. Il cambio di prospettiva indica chiaramente il valore autobiografico di questo nuovo film. LVT non è tipo da autocensurarsi e La casa di Jack contiene tutti gli omicidi, le torture e le atrocità perpetrate da Jack, principalmente su donne e bambini. La preparazione e l’esecuzione degli omicidi sono intervallati da conversazioni in voice-over tra Jack e il suo misterioso interlocutore, Verge: l’opportunità di rivisitare i ricordi d’infanzia di Jack, di ascoltare varie favole e storie e di partecipare a conversazioni in cui l’assassino si esprime, senza ritegno, su arte, omicidio, donne e altri soggetti, spesso suscitando la disapprovazione di Verge che si rivelerà essere l’equivalente di Virgilio che guidò Dante nel viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso.
LVT ritorna alla forma digressiva che aveva già sperimentato per la prima volta in Nymphomaniac, ma qui in modo ancor più convincente. Un omicidio concepito come opera d’arte rievoca lo spirito di Glenn Gould che suona Bach al pianoforte o i piani di una cattedrale. Jack sogna di essere un architetto criminale, un grande costruttore. I riferimenti musicali, architettonici o pittorici, sotto forma di immagini d’archivio sono inserite per illustrare le riflessioni di Jack e Verge, anche con estratti dei suoi film precedenti. Ci vuole molto coraggio per realizzare un film del genere e possiamo facilmente immaginare la sofferenza che ha dovuto sopportare LVT durante la scrittura e le riprese, immerso nella testa di un serial killer. Questo disagio colpisce anche lo spettatore, comunque affascinato dalla bellezza malsana del film. La casa di Jack rappresenta un’esperienza indimenticabile, dove navigare fra terrore e stupore, caos e perfetta organizzazione. Grande arte, molto lontana dalla produzione cinematografica contemporanea.