Featured Image

La mia vita con Chucky

2022
Titolo Originale:
Living with Chucky
REGIA:
Kyra Gardner
CAST:
Brad Dourif
Don Mancini
Jennifer Tilly

Il nostro giudizio

La mia vita con Chucky è un documentario del 2022 diretto da Kyra Gardner, disponibile sul canale Midnight Factory di Prime Video.

Kyra Elise Gardner era pressoché una bambina, quando suo padre Tony, capo burattinaio e responsabile degli effetti speciali prese il posto di Kevin Yagher per il quinto capitolo del franchise, ovvero quel famigerato Seed of Chucky che, ci piaccia o no, fa da spartiacque alla saga del bambolotto assassino e dà il via a tutti i capitoli successivi, formando una bizzarra quanto ipercreativa fase che coinvolge Chucky e la sua famiglia allargata, Tiffany e il bambolotto transgender Glen/Glenda e tutta una nuova wave di personaggi e storie mai apparsi prima. Dopo un corto girato quando era ancora una studentessa di cinema e finito tra gli extra di Il Culto di Chucky, Kyra ha ampliato l’idea originale esplorando legami e ricordi dei vari set, per scavare non solo nella storia del bambolotto più famoso dell’iconografia horror, ma anche nelle vite dei suoi creatori, Don Mancini e David Kirschner, con coloro che hanno contribuito a crearne il mito, Brad Dourif (storica voce di Chucky), Jennifer Tilly (storico volto e voce di Tiffany), e gli attori Alex Vincent, (Andy) Fiona Dourif (Nica), Christine Elise (Kyle) e Billy Boyd (voce di Glen/Glenda).

Con l’aiuto di John Waters, Marlon Wayans, Lin Shaye, critici e addetti ai lavori, Kyra racconta Chucky e chi gli ha dato vita, con passione e dedizione, tracciando in modo meticoloso la storia del bambolotto assassino dal 1988 ad oggi. Certo, la Gardner è giovanissima e si capisce che è più interessata alle pellicole che hanno visto coinvolto il padre, e meno verso la trilogia principale della saga, e fa un po’ male vedere appena nominati Tom Holland e John Lafia, rispettivamente registi del primo e del secondo capitolo, figure cruciali nella costruzione del personaggio così come lo conosciamo (fu proprio Lafia, morto suicida nel 2020, a dare il nomignolo Chucky al serial killer Charles Lee Ray). Ma questo la Gardner sembra ignorarlo, e i primi capitoli scivolano presto via per dare spazio a La Sposa, Il Figlio, La Maledizione e Il Culto di Chucky. Dopotutto è giusto così, la fetta più grande della torta spetta al binomio Mancini/Kirschner per aver plasmato il franchise in qualcosa di più mutevole e duraturo. Non un semplice bambolotto assassino, ma un personaggio con una sua storia e un suo processo evolutivo, più longevo di tanti altri mostri sacri del cinema orrorifico, vantando una solida fanbase che lo ha portato a esordire persino in una serie.

Nessuno come Chucky ha trovato nel tempo un pubblico così vario e diversificato, e questo grazie a Mancini, al suo essere forse spocchioso, spesso persino poco compreso dal suo stesso pubblico, ma con una consapevolezza rara nel panorama mainstream dell’horror seriale. Lunga vita a Chucky e alla sua famiglia sempre più grande, inclusiva e terribilmente nostalgica. Come noi, del resto.