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La morte è un problema dei vivi

2023
Titolo Originale:
Peluri - Kuolema on elävien ongelma
REGIA:
Teemu Nikki
CAST:
Pekka Strang (Risto)
Jari Virman (Arto)
Elina Knihtila (Ulla)

Il nostro giudizio

La morte è un problema dei vivi è un film del 2023, diretto da Teemu Nikki.

Che regista magnifico, Teemu Nikki. Il finlandese quasi cinquantenne, con una manciata di titoli, si è imposto come una delle poche novità degli ultimi anni. Ha proposto una Finlandia diversa da quella nota nei circoli cinefili, lontana dall’autorialismo alla Kaurismäki, e riscritta secondo il carattere di genere. Basta guardare Il cieco che non voleva vedere Titanic, finora il suo capolavoro (su Nocturno n. 226), per verificare il profondo amore verso i generi, compreso il bis, sprigionato da uno cresciuto a colpi di VHS consumate, di magliette da fandom – che indossa tuttora -, seppure distante dalla videoteca di Tarantino e molto meno ostentativo. La sua formazione è dentro le storie e dentro le immagini. Come nella sequenza di quest’ultimo film, in cui un personaggio rientra a casa a sorpresa e trova la moglie a scopare con un altro, sgamandola dalle scarpe maschili all’ingresso, in una gag degna dell’erotico italiano. La morte è un problema dei vivi è una commedia nera, ma non è solo una commedia nera. Il film, in sala dal 4 luglio 2024 con I Wonder, vede protagonisti due attori feticcio di Nikki, Pekka Strang (Risto) e Jari Virman (Arto), che hanno già ampiamente popolato questo universo; in tal senso simile a Kaurismäki nella capacità di costruire un cosmo chiuso con regole proprie e immediatamente riconoscibile, abitato dagli stessi volti.

Risto è un autista di carri funebri rovinato dal gioco d’azzardo, sul lastrico, vittima di ludopatia compulsiva. Arto invece è un uomo senza cervello, letteralmente: dopo un esame medico scopre con sconcerto di possedere solo il 15% di materia cerebrale rispetto agli altri uomini. Parte subito la discriminazione: gli fanno terra bruciata intorno, lo prendono per culo, lo licenziano pure. Inevitabile che i due si mettano a operare insieme: “Un uomo senza cuore incontra un uomo senza cervello”, sintetizza il regista. Risto e Arto dapprima recuperano i cadaveri morti nelle circostanze più strane, compongono i puzzle dei suicidi sotto il treno, poi passano a un livello superiore chiamato roulette russa. Conoscono una signora che li assolda per occultare i corpi trapassati nel gioco mortale, che va in onda in diretta sul dark web con tanto di puntate degli scommettitori. All’inizio i due si limitano al lavoro, poi decidono di partecipare, tanto non hanno niente da perdere; peraltro la “zucca vuota” di Arto potrebbe tranquillamente spararsi in testa e restare vivo, se azzecca una certa angolazione per colpire l’85% del cranio che non contiene il cervello…

Seppure la forma prescelta sia la dark comedy, appunto, siamo a distanza siderale dalla mera applicazione di un modulo. A fare la differenza è il concetto che sovrintende l’azione, la convinzione, insomma il pensiero alla base. Ed è un pensiero di profondo nichilismo, una disperazione sottile, l’idea che se fai una vita di merda tanto vale spararti in testa per qualche euro, o la va o la spacca. Come noto la commedia cambia una virgola e diventa tragedia: prestate attenzione alla morte della prima ragazza, sfortunata al gioco, con la pallottola che parte e lei che si accascia lentamente, in modo quasi naturalista, perché è così che si muore. Una morte vera, non comica. Era madre di due figli, fa notare l’uno. L’altro ribatte: “No, i morti non appartengono a nessuno”. Ecco, questa è l’atmosfera che si diffonde, l’umore seminato a piene mani e col sorriso. Nel finale il film disegna poi una nota di speranza, un possibile spiraglio di luce che resta però velato da una cappa pesante di malinconia. C’è solo un modo per affrontare la Morte e riderle in faccia, e qui sta la grandezza di Teemu Nikki: sfidarla con le armi del genere.