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Le Porte del Paradiso

2024
Titolo Originale:
Le Porte del Paradiso
REGIA:
Gabriele Gasparotti
CAST:
Benedetta Dazzi
Carole Dazzi
Sara D'Aleo

Il nostro giudizio

Le Porte del Paradiso è un cortometraggio del 2024, diretto da Gabriele Gasparotti

Le Porte del Paradiso. Forse anche, non casualmente, Le Porte della percezione. E ancora, a suggerire possibili rimandi “occulti”, L’entrée ouverte au Palais fermé du roi. Il cortometraggio di Gasparotti triangola, in qualche modo, tra ciò che dichiara come titolo, immagini di una quiete irenica, bucolica, luminosa. Ciò che dà sui sensi come riflesso di visioni che slittano e sfuggono e tuttavia afferrabili. E un valore ermetico, correlato, che sfida la decifrazione, la decrittazione. Altrettante possibili verità, che la mente organizzatrice del regista (che interpretra se stesso anche nel corto) propone in un’opera aperta, “permutante”, metamorfica e che tale è volutamente, affinché chi guarda se ne appropri e, al contempo, la crei. Ma tutt’altro che astrazioni ne derivano, anzi materiali offerti con una concretezza, con un corpo che ha grande forza e immanenza cinematografica: il colore, la pastosità delle immagini, la densità delle inquadrature, dei tagli, il movimento e il ritmo loro impresso. La tentazione di disimpegnarsi parlando di “video-arte” o di “sperimentalismo” sarebbe forte, ma significherebbe cavarsela con il noto (e il semplice) per afferrare una Atalanta fugiens che mi pare non abbia troppi equivalenti in circolazione. Gasparotti è rimasto folgorato sulla via di Damasco, come egli stesso racconta, dal concetto di tropismo, mutuato dalla biologia e indicativo di un movimento in direzione di uno stimolo esterno. Ha riflettuto su questo e ne ha tratto una personale filosofia, applicata al suono, prima, della sua musica, e quindi al fluire delle immagini di questo suo corto. Portandola alle estreme conseguenze.

L’Atalanta fuggitiva in un continuo gioco di specchi (e lo specchio è oggetto materialmente ricorrente nelle Porte del Paradiso, ponte tra la realtà e il riflesso, sfasato, slittante, permutante di essa) è costituito da un nucleo di ragazze: una presenza che si frantuma e si moltiplica di continuo tra le protagoniste, Benedetta Dazzi, la sorella Carole, Sara D’Aleo e Nimue Di Siene. L’unità, il doppelgänger, la terna e la quaterna si alternano e si sovrappongono in azioni interne (interiori, anche), per poi muoversi al di fuori, in un mondo naturale, la campagna, la riva del mare, contro sfondi che, da un’inquadratura all’altra, da un campo a un controcampo, invertono e rovesciano l’ordine degli elementi. Benedetta e Carole si sfidano a mosca cieca, filmano con una videocamera, pugnalano e insaccano forse dei fiori, forse sostanza organica, sfrecciano su una Cinquecento per strade perdute: compare un revolver, un coltello è disseppellito dalla sabbia. Fuori dal dominio del tempo tripartito, ogni azione cessa di essere in rapporto logico e consequenziale con un’altra: non esiste il prima e il dopo, ma solo la fissazione di un quadro, di tanti quadri, nel cui disordine a ciascuno è lasciata la libertà creativa di dare un ordine. Qualunque si preferisca.

La cesura nel cuore della narrazione coinvolge anche un regista, il regista, che visiona “il girato delle ragazze” (anche qui nell’ambiguità permutante del genitivo: quello raccolto dalle ragazze e/o quello che egli stesso ha raccolto filmando le ragazze). Non ha alcun senso porsi la domanda quale sia la visione oggettiva: fuori dal tempo, fuori dalla linearità, ogni punto di vista è lecito e coesiste. Lo specchio, per tornare al suo ruolo pontificale, può rimandare all’osservatore, nelle Porte del Paradiso (e della Percezione), se stesso, una differente immagine o può riflettere, anche, il Nulla. Ma occorre insistere sulla grande matericità e sulla concretezza che un concetto così aereo e sfuggente acquista nel cortometraggio, un pensiero che si fa carne cinematografica, fiammeggiando e colpendo, non con l’intento di destabilizzare, ma coinvolgendo sull’onda di vibrazioni sonore (è pur sempre tutto germogliato dalla musica) e luminose.