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L’inganno perfetto

2019
Titolo Originale:
The Good Liar
REGIA:
Bill Condon
CAST:
Helen Mirren (Betty)
Ian McKellen (Roy)

Il nostro giudizio

L’inganno perfetto (The Good Liar) è un film del 2019, diretto da Bill Condon.

 Accolto inizialmente dalla critica con opinioni contrastanti, il film ha trovato nuova popolarità dopo essere stato aggiunto a inizio ottobre al catalogo di Netflix, dove per settimane è rimasto nella Top 10 dei film più visti. Come poi queste classifiche siano essenzialmente solo indici di ‘clic’ è stato recentemente accennato nella nostra recensione di Don’t Move. Ma con protagonista il duo Helen Mirren e Ian McKellen la curiosità viene, e quindi clicchiamo. Londra, giorni nostri. Tutto inizia con un appuntamento al buio tra due vedovi che si sono conosciuti su un sito di incontri: Roy e Betty si presentano con nomi falsi, ma decidono presto di abbandonare le maschere per approfondire un’istantanea intesa. È il principio di un legame che non sfocerà mai in un vero e proprio rapporto romantico, e che prenderà piuttosto la forma amichevole di un semplice e per niente banale farsi compagnia a vicenda. Tutto molto tenero fin quando non scopriamo che di nascosto Roy è un truffatore professionista che organizza frodi finanziarie. E Betty per lui non rappresenta solo una nuova piacevole compagnia. Ingenua, ex professoressa ad Oxford, e milionaria, Betty per lui è anche la preda perfetta.

Mentre il rapporto tra i due diventa sempre più intimo, con lui che dopo poco si trasferisce anche a casa di lei con la scusa di un dolore alla gamba, Roy e il suo socio in affari Vincent (Jim Carter) lavorano al piano per ingannare Betty. Il piano è abbastanza semplice: convincerla ad aprire con lui un conto comune sul quale farle trasferire la sua intera fortuna, per poi scomparire con i soldi. Unire i propri patrimoni in un conto unico, una questione spesso spinosa e capace di dividere coppie che stanno insieme da una vita, non fa sorgere alcuna perplessità in Betty. Roy lo conosce da poco ma per lei è comunque un sì facilissimo. Sono momenti come questo che portano però lo spettatore a guardare con qualche dubbio il personaggio di Helen Mirren, che con tutta la sua eleganza e intelligenza non sembra mai farsi due domande su quello che sta succedendo. La cieca fiducia di Betty in Roy non cede neanche di fronte agli svariati tentativi del nipote di lei, Steven, nel metterla in guardia. E forse perché anche questi mancano di convinzione, con un risultato che per il pubblico alle volte può essere abbastanza frustrante.
Dopo alcuni riferimenti alla Germania nazista, come discorsi su Albert Speer o un appuntamento al cinema a vedere Bastardi Senza Gloria, i tre si ritrovano insieme a Berlino. La vacanza finisce però per diventare un viaggio nel passato segreto di Roy, che messo con le spalle al muro da Steven si trova costretto a confessare la sua vera identità. Prima di diventare Roy Courtnay era infatti il suo collega tedesco Hans Taub, che in seguito a una missione finita con la morte del primo colse l’occasione per scappare dalla Germania e crearsi una nuova vita in Inghilterra rubandogli l’identità. Roy si dichiara quindi ladro e bugiardo, ma ciò non turba Betty, che prende subito le sue difese e torna a Londra felice di spostare i suoi milioni sul conto comune. 

È nel suo ultimo atto che il racconto trova finalmente un ritmo coinvolgente, con un plot twist non troppo imprevedibile che svela il perché di tutti i momenti ‘mah’ ai quali abbiamo assistito. Proprio quando pensa di essere riuscito nel suo colpo, Roy si ritrova invece nella trappola della vera mastermind, Betty. In una svolta alla Gone Girl capiamo che la “good liar” è lei, a sua volta con un passato segreto alle spalle come Lilli, ragazza tedesca che nel dopoguerra prendeva lezioni di inglese proprio da Hans Taub. Questo almeno fino a quando lui non abusò di lei sessualmente dando il via ad una serie di eventi che portarono alla scomparsa della sua intera famiglia. Betty non è mai stata sola, Steven non era suo nipote, e in realtà anche Vincent era dalla sua parte. Il personaggio interpretato da Helen Mirren ritrova quindi una sua dignità portando a termine il proprio revenge arc, ma è un po’ tardi. Per quanto gli straordinari attori ce la mettano tutta rimangono incastrati in dei ruoli con i quali è difficile empatizzare, in un film che per gran parte del tempo sovrastima l’ingenuità di chi lo guarda.