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Little Jaffna

2024
REGIA:
Lawrence Valin
CAST:
Lawrence Valin
Puviraj Raveendran
Vela Ramamoorthy

Il nostro giudizio

Little Jaffna è un film del 2024, diretto da Lawrence Valin.

Ormai il genere è divenuto oggigiorno una semplice questione di punti di vista. Prendiamo ad esempio Little Jaffna, presentato alla Settimana della Critica nel Festival di Venezia 2024: apparentemente l’ennesima parabola gangsteristica incentrata sulla consueta – e moralmente ambigua – epica di cameratismo criminale nonché sul solito poliziotto infiltrato pronto a farsi travolgere e coinvolgere dal medesimo ambiente malavitoso sul quale è stato messo interamente a vigilare. Ma nonostante l’inevitabile modello di riferimento non possa che essere, ovviamente, l’iconico City on Fire dello scalmanato Ringo Lam, lo sporco, cattivo e tutt’altro che brutto esordio cinematografico di Lawrence Valin non parla realmente di violenza e delinquenza. Almeno non solo. Si perché, a cominciare dal tormentato Michael (magistralmente interpretato dallo stesso regista), i variopinti e sfaccettati personaggi che abitano questa dolente odissea da periferia francese sono, in primis, uomini e donne. Anzi, a ben vedere, ancor prima sono uomini e donne Tamil: esuli di un fiero e martoriato popolo, trattati come rivoltosi paria dal loro stesso governo e pertanto costretti ad abbandonare il natio Sri Lanka per cercare rifugio fra le tutt’altro che calde ed accoglienti braccia di un vecchio ed incattivito Occidente.

Ed è per l’appunto all’interno di una di queste brulicanti comunità di profughi situata nel nero cuore di Parigi, conosciuta per l’appunto come Little Jaffna, che il nostro gracile ma tostissimo protagonista nasce, cresce e, una volta inforcato il distintivo, finisce per infiltrarsi; con il preciso compito di sondare i loschissimi traffici di droga, armi e immigrati gestiti dal temibile Aya e dalla sua altrettanto temibile gang, i cui accoliti sono pronti a sostenere a distanza la sanguinosa guerriglia di liberazione messa in atto dal terroristico gruppo paramilitare delle Tigri Tamil. Trascinato in una spirale di perdizione e di profonda crisi esistenziale dovuta al tragico passato della propria famiglia e da un retaggio culturale le cui radici paiono impossibili da recidere, un sempre più confuso Michael non potrà che vivere in maniera alquanto traumatica il passaggio – seppur momentaneo e fittizio – al Lato Oscuro della Forza; trovandosi a sperimentare sulla propria vitiliginata pelle la dicotomia tra uomo di Legge e di Crimine, tra l’essere francese di nascita ma Tamil nello spirito. Il tutto mentre le profonde amicizie strette inaspettatamente sul campo si fonderanno e confonderanno alle lontane eppur così vivide notizie di una terribile guerra civile destinata ad insanguinare la martoriata terra singalese alle porte di un cupo e sinistramente distopico 2009.

Non un Delitto ma bensì un Crimine in pieno sole quello diretto e interpretato da un tagliente ma lucidissimo Valin, che, ringalluzzendo gli ultimi fuochi della Settimana Internazionale della Critica a Venezia 81, con i serratissimi e sostanziosi cento minuti di Little Jaffna riesce sapientemente ad ampliare il formicolante universo malavitoso e lo stratificato discorso sociale già intravisti e ben argomentanti nel promettente canovaccio dell’omonimo cortometraggio del 2018. Un film di genere che in verità non lo è, forse, poi realmente; nonostante il profumo da polar postmoderno dei fratelli Safdie così come la rabbia ormai non più così giovane delle infuocate periferie crudelmente dipinte da Ladj Ly e dal primissimo Kassovitz non manchino certo di accompagnare ogni singola inquadratura e sfumatura di dialogo. Un film debitore, dunque, ma tutt’altro che di riporto; nel quale dramma e azione, sangue e lacrime, ordine e caos viaggiano sullo stesso accidentato binario di un Odio che solo I Miserabili e gli esclusi, sia dentro che fuori la Legge, possono e sanno esprimere; tanto a parole quanto per immagini.