Lo sguardo di Satana (Carrie)
2013
Lo sguardo di Satana (Carrie) è un film del 2013, diretto da Kimberly Peirce.
Carrie White è una studentessa particolarmente timida, che vive a casa il dramma di una madre psicopatica, spesso preda di deliri a sfondo religioso. Ha però una qualità che la rende speciale: è infatti in grado di muovere gli oggetti con il pensiero. All’arrivo del primo ciclo di mestruazioni, Carrie si spaventa a morte e le compagne di classe la deridono crudelmente.
Una di loro, Sue, si pente e decide di incrementare l’autostima di Carrie convincendo il fidanzato Tommy Ross a invitarla al ballo studentesco del liceo. Un’altra compagna però, cui era stato proibito di partecipare al ballo a causa dell’episodio del ciclo, pianifica con il suo ragazzo uno scherzo per umiliare Carrie dinanzi all’intera scuola…
Lo sguardo di Satana (Carrie) ha diverse frecce al suo arco. Su alcune cose, intanto, è molto filologico rispetto al testo di Stephen King da cui parte: per esempio, nel definire il carattere della madre di Carrie affidato a un’ottima Julienne Moore, e nell’attenersi a ciò che Il Re scrive sulle circostanze della nascita di colei che avrebbe fatto “esplodere l’ombra”. Non è la Margareth White dello scrittore, siamo d’accordo, ma nessuna mai lo è stata, a cominciare da Piper Laurie nel film di De Palma.
Secondo punto a favore, lei, Chloë Grace Moretz, che è una delle più promettenti nuove leve hollywoodiane: non è brutta ma nemmeno bellissima, quindi abbastanza congrua alla Carrie kinghiana. Va bene, ma allora il nuovo, l’originale, lo scarto dov’è?
Lo sguardo di Satana (Carrie) non è che lo puoi girare come un reboot, perché la storia quella è e funziona se è quella. Gli spazi in cui si inserisce la Peirce concernono la messinscena, come muovere le figure dentro quel quadro prestabilito. E le disloca molto bene, ad esempio inventandosi le mosse di Carrie quando l’uragano della sue mente si scatena: tutte le Carrie precedenti stavano ferme come stoccafissi, mentre la Moretz assume posizioni strane e contorte, muove mani e braccia come se plasmasse artisticamente il lavoro di devastazione che sta operando. Quest’ultima è una pippa di chi scrive, ovviamente: il riferimento saranno state di sicuro le posture dei supereroi oggi di moda, perché bisogna tradurre per il pubblico imbecille elettivo che Carrie usa anche lei un potere. E però funziona.